2 1 2018

Due cene, due famiglie, persone diverse ma valori comuni. C’è molto da imparare sull’ argomento da queste parti. L’ultimo dell’anno abbiamo passato il cenone con la famiglia di A., il padrone di casa, che ci ha portati un un posto molto fancy dove il piatto forte è la carne allo spiedo. Loro ci vanno una volta all’anno e quest’anno hanno deciso di portarci con sé. Le bambine erano veramente curiose di questi due ragazzi che non parlano la loro lingua ma che partecipano ad una tradizione di famiglia. Ci hanno accolto con un bel biglietto di auguri e con degli origami a forma di cuore, hanno condiviso con noi le patatine fritte (cosa non da poco, per un bambino) e ci hanno salutati con un abbraccio coccoloso. In questa occasione abbiamo imparato qualcosa che a quanto pare ha molta importanza per una famiglia come quella di A.: prima si mangia e poi si parla.
Il primo gennaio invece siamo andati a preparare la pizza da M., abbiamo insegnato ai suoi figli a fare l’impasto e a pasticciare come si deve in cucina. Anche qui la curiosità era tanta ma non valeva più la regola di prima si mangia e poi si parla. Anzi, qui si mangia, si parla, si gioca, si urla, si fa casino, entrano continuamente nuovi ospiti che vogliono mangiare la pizza fatta in casa, tutto molto folcloristico insomma. In entrambi i casi, però, abbiamo visto famiglie unite, accoglienti ed estremamente generose nel voler condividere con noi la loro vita di tutti i giorni.

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