21 12 2018

Ci vogliono solo due ore e mezza di Shinkansen per andare da Tokyo a Kyoto. Due città importanti, entrambe che hanno ricoperto la carica di capitale dell’impero, ma al contempo così profondamente diverse. Arrivando da Tokyo, una città di robot dove tutto è super inquadrato e perfettamente funzionante, Kyoto sembra far riemergere un po’ di normalità nelle nostre vite: c’è più caos, le persone parlano fra loro a voce quasi percepibile e non è tutto proprio perfetto. Meno male.

La prima impressione è ottima: il cielo blu e la temperatura mite ci fanno apprezzare l’atmosfera e il panorama mentre raggiungiamo l’università. Lorenzo deve mettersi subito al lavoro, mentre io ne approfitto per percorrere la passeggiata del filosofo fra il tempio Higashiyama e il tempio Nanzenji. A fine giornata siamo stravolti, ci trasciniamo in hotel e poi a cena. A vederla angolo per angolo, Kyoto sembra una città piccola e a misura d’uomo, ma ci accorgiamo sin da subito che le distanze che dobbiamo percorrere per andare da un punto di interesse ad un altro sono enormi!

Il secondo giorno il self-tour prevede i giardini del palazzo imperiale (che d’inverno fanno un po’ tristezza, con i viali così larghi e gli alberi così spogli) e il mercato coperto di Nishiki. Non ricordo se avevo già parlato del mercato coperto di Ueno e del mio disappunto dopo aver provato cos’è un vero mercato in Palestina, ma in questo caso devo dire che sono rimasta piuttosto soddisfatta: colori, profumi e folclore non mancano, anche se in stile giapponese, e innumerevoli assaggi di cose mai provate prima (ad esempio dei cracker d’alga al sesamo e una specie di candito di zenzero piccante e zuccherato) e già testate ed approvate, come il mio pranzo di Takoyaki. A metà pomeriggio anche Lorenzo si è unito alle escursioni e abbiamo passeggiato alle luci dell’imbrunire per le strade di Gion e Pontocho (vedi foto di copertina), quartieri famosi per ospitare i tradizionali Ryokan in legno le scuole per diventare Geisha (ne abbiamo pure intravista una, di geisha, che correva a passi molto piccoli ma spediti sugli zoccoli di legno). Abbiamo anche visto il teatro kabuki Minamiza (anche se non ci siamo entrati, spettacolo in corso), visitato uno degli innumerevoli templi di Kyoto, tutto addobbato con lanterne illuminate per la sera, e concluso la serata con il primo sushi a nastro di questa esperienza giapponese. Apprezziamo moltissimo le diverse qualità di pesce che si possono assaggiare qui, in particolare il “Yellowtail” e qualche qualità di tonno che non è quella che troviamo solitamente sulle nostre tavole. 

Oggi, terzo giorno, abbiamo preso la metro fino al tempio di Fushimi-Inari, dedicato alla dea Inari del riso e del saké, e abbiamo risalito il percorso di torii rossi che ci ha condotto fino alla cima del monte Inari – e ritorno. 10.000 torii e 12.000 scalini percorsi, modo impegnativo per iniziare la giornata ma il meteo era super favorevole (al contrario di quello che ci si prospetta per il weekend) quindi non potevamo perdere l’occasione. Dopo l’escursione e una buona ciotola di udon fatti in casa, Lorenzo è tornato al lavoro per l’ultimo giorno al YIPT e io mi sono fermata a visitare altri templi. Che noia, direte voi, e potreste anche avere ragione. Anche se dopo un po’ possono sembrare tutti uguali, c’è sempre qualcosa che li rende unici e speciali. Il Sanjusangen-jo per esempio, raccoglie 1001 statue di Kannon dalle mille braccia (peccato che non si potesse fotografare all’interno, la scena era particolarmente impressionante).  A seguire ho visitato il parco e il tempio di Kyomizu-dera, da cui il panorama sulla città è veramente mozzafiato. Il rientro a casa, tramite viuzze di artigianato locale, case in legno e una pagoda in legno altissima, l’ho fatto ripercorrendo in parte il fiume Kamo: le case specchiate sulle sue rive mi hanno ricordato per un istante Firenze che si specchia nell’Arno, forse solo suggestione, non chiedetemi perché.

Domani inizia il weekend e finalmente possiamo continuare l’esplorazione in due, Kyoto riserba ancora tante sorprese. 

 

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Sara e Lorenzo in Giappone

 

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