24 12 2018

Gli ultimi tre giorni a Kyoto sono volati in compagnia di Lorenzo. Non c’è nulla di più bello che condividere l’esperienza del viaggio con qualcuno che ami. Nonostante il tempo altalenante, siamo riusciti a vedere tutto quello che ci eravamo ripromessi, sacrificando però la visita del palazzo imperiale in favore del Castello di Nijo. Ma andiamo con ordine.

Sabato mattina, non di buonora ma meglio tardi che mai, siamo andati a visitare il Kinkaku-ji, ossia il tempio d’oro. Spettacolare perché, anche con il cielo denso di nubi, il colore dorato del pavillion spiccava luminoso anche nel riflesso sul lago. Il parco circostante è un’oasi di pace e serenità e riesce a farci passare la delusione dell’eccessivo numero di turisti, che affollano qualsiasi cosa qui a Kyoto. La meta successiva è stato il castello di Nijo, dimora degli shogun per più di 250 anni durante il periodo Edo. L’abbiamo preferito al Palazzo imperiale perché qui si possono visitare gli interni, e ne vale davvero la pena. Il castello è costituito da due palazzi situati in un parco murato circondato da un fossato all’interno di secondo parco murato circondato da fossato, rispettivamente all’interno del parco #1 e nel parco #2. All’interno dell’unico palazzo visitabile – si entra senza scarpe – si ripercorrono tutte le enormi e numerose stanze in cui avvenivano gli incontri dello shogun. Tutte le pareti sono dipinte con motivi simbolici, a seconda dello scopo di ciascuna sala e del rango delle persone con cui avvenivano gli incontri. Tigri, leopardi, alberi in fiore, e bonsai giganti sono i temi più ricorrenti, tutti rappresentati su sfondo dorato (niente foto nel nostro album, ma se googlate “interni castello Nijo” potete farvi un’idea). Dopo una giornata di cammino ci rinfranchiamo al mercato coperto (Lorenzo non c’era ancora stato) con una serie di assaggini che si devono fare. Takoyaki a parte, non abbiamo provato nulla di entusiasmante, ma almeno ci siamo tolti lo sfizio soprattutto per quanto riguarda i dango – dolci palline di farina di riso con glassa di soia dolce – che si vedono dappertutto. Dopo tutto questo cibo, per cena solo una zuppetta di udon e poi dritti in albergo.

Domenica gita fuori porta a Nara, prima capitale del Giappone e, a quanto si dice, città in cui hanno inventato il sake. Nara è a 35 km a sud di Kyoto e la raggiungiamo facilmente con il treno. Tutto quello che c’è da vedere di più importante è situato nell’omonimo parco, dove più di mille cerbiatti si aggirano liberi cercando di ingozzarsi di cracker (li vendono ad ogni angolo del parco, appositamente per loro) in cambio di qualche selfie. La cosa pazzesca è che per ricevere i cracker e per ringraziare, i cerbiatti si inchinano. È evidente che sono cerbiatti giapponesi. Nel parco ci sono numerosi templi e punti d’interesse, fra cui il Buddah gigante di Todai-ji, l’edificio in legno più grande al mondo, e la pagoda più grande del Giappone. Abbiamo scoperto che il ruolo della pagoda, più che reliquiario religioso, era quello di parafulmini, ecco perché hanno tutte quella punta altissima. Anche il santuario Kasuga ci ha colpito, con le sue innumerevoli lanterne in pietra (vedi immagine di copertina). Gran parte del patrimonio culturale di Nara è composto da edifici che sono stati nominati patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, e a ben donde. Vale sicuramente una visita. Prima di rientrare a Kyoto, facciamo tappa all’Harushika sake brewery dove ci aspetta un assaggio di 5 tipi di sake artigianali + qualche sottaceto e una specie di “spritz-sake” niente male. Molto soddisfatti e inevitabilmente più allegri torniamo verso Kyoto, pronti per una cena a base di okonomiyaki al Nishiki Warai. L’okonomiyaki e un piatto tipico della regione di Osaka ma molto diffuso anche a Kyoto, viene servito su una piastra al centro del tavolo e ognuno con la sua spatola se ne prende una parte mentre il resto rimane al caldo, ottimo per una cena conviviale!

L’ultima notte a Kyoto l’abbiamo passata in un ostello non molto lontano dalla stazione, abbiamo dovuto cambiare perché abbiamo deciso di stare un giorno in più solo in un secondo momento. L’ostello è bello e pulito, inoltre abbiamo una camera privata. L’unico lato negativo è il riscaldamento a mille che non ci fa dormire granché (abbiamo dormito con le finestre aperte, a dicembre, pur di sopravvivere :/). Prima di tornare a casa abbiamo fatto tappa per una passeggiata nel bosco di bambù di Arashiyama, località amena ma ancora una volta troppo turistica per i nostri gusti.  Peccato, perché il parco e bello e anche la passeggiata lungo il fiume. 

Ed eccoci qui dopo un viaggio in shinkansen, sulla Fukutoshin line direzione Wako, quasi arrivati a casa.

Domani è Natale!

 

Se volete seguire le nostre avventure, aggiungetevi all’album di google foto tramite il seguente link:

Sara e Lorenzo in Giappone

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