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Sara Pisoni il 01/06/2019
Il kabuki è veramente qualcosa di fuori dall’ordinario. Non solo per la sua origine etimologica, ma anche per come in occidente intendiamo il teatro. Il kabuki, infatti, è una forma di teatro giapponese che pone le sue radici all’inizio del 1600 e si basa sulla rappresentazione di fatti veri accaduti storicamente, ma non necessariamente di rilevanza storica, soprattutto riferiti al periodo Edo. Avrete sicuramente già visto qualche foto o qualche pezzettino di rappresentazione in televisione, sono quelle rappresentazioni in cui gli attori vestono kimono dai colori sgargianti e hanno la faccia completamente pitturata di bianco. Il kabuki non tratta mai di argomenti esistenziali, ma ricalca fatti e usi della società cittadina giapponese. Niente monologhi, niente pensieri filosofici, nessuna riflessione politica. Solo emotività data dalla comunicazione non verbale e dalla fragilità dei personaggi. Sebbene fosse nato da un gruppo di attrici al femminile, per motivi di pudore ad un certo punto è stato stabilito che tutti gli attori dovessero essere uomini, anche per interpretare personaggi femminili.
Io e M. abbiamo assistito venerdì ad un atto di kabuki – intitolato Kichirei Kotobuk Soga – allo storico Kabukiza di Tokyo. Il teatro propone uno spettacolo diurno e uno serale, composti rispettivamente da quattro e tre atti, per una durata complessiva di circa quattro ore a spettacolo. Anche se fanno parte dello stesso spettacolo, spesso gli atti non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro. Fortunatamente, per i meno temerari, è possibile acquistare il biglietto per vedere il singolo atto, seppure in piedi (durata 30 minuti circa). La rappresentazione a cui abbiamo assistito riguarda la leggenda dei fratelli Soga e la loro vendetta contro il guerriero Kudo Suketsune che uccise il loro padre. I due fratelli irrompono nella villa dove la moglie di Kudo, Naginoha, alloggia mentre è in visita al tempio di Hakone e si prepara a celebrare la festa per l’inizio dell’anno. Naginoha, convinta dai fratelli Soga, dà loro l’accesso al terreno di caccia di Suketsune per potersi avvicinare al marito. Fine. Non chiedetemi di più, perché non ho capito come mai l’atto sia finito senza veder rappresentata la vendetta. Mi ha consolato il fatto che anche M. non abbia capito, ma mi ha detto che il kabuki funziona così e ha anche ammesso che ha capito a malapena metà dei dialoghi perché recitano in un giapponese arcano. Sarà come l’opera da noi.
Valutazione del kabuki, per quanto poco ho potuto vedere: bellissima la coreografia, i costumi e molto affascinanti le scene e i movimenti. Interessante la musica e l’entrata in scena dalla passerella in mezzo al pubblico. Sono perplessa invece per quanto riguarda la recitazione, parlano tutti lentissimi scandendo le sillabe e modulando la voce in maniera stranissima, tant’è che pensavo si trattasse di una vicenda comica e non drammatica – ecco spiegato perché nessuno rideva. Complessivamente, un’esperienza che va fatta per migliorare la comprensione della storia giapponese e del modo di pensare di questo popolo. Ma non lo spettacolo intero, quello no, 4 ore sono davvero troppe.
Per completare la cultura delle arti visive, ieri siamo stati al cinema per la prima volta qui in Giappone. Abbiamo assistito ad una proiezione con tecnologia ScreenX in cui anche le pareti laterali diventano schermo – potrebbe ricordare il cinema 3D, ma senza gli occhialini. All’inizio pensavamo che il nostro stomaco non avrebbe retto (saranno stati forse i pop-corn al burro di Hokkaido e soia?), ma una volta abituati ad essere quasi completamente circondati da immagini in movimento ci siamo goduti lo spettacolo. Anche in questa occasione però siamo rimasti un po’ delusi: screenX a parte, la sala non era super tecnologica e avveniristica come ci saremmo aspettati da uno dei cinema più rinomati di Tokyo (Aquacity cinema a Odaiba), abbiamo trovato più modernità al CineCity di Gerusalemme quando, casualmente, siamo finiti in sala VIP. In ogni caso, uscire dal cinema quando fuori è buio e vedere il Rainbow bridge tutto illuminato e lo skyline di Tokyo sullo sfondo non ha prezzo 🙂
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