Romania e Serbia
Sara Pisoni il 12/26/2018
Itinerario Aprile 2012
Giorno 1 – da Trento a Subotica
Macchina carica dalla sera prima, sveglia all’alba e subito in partenza. Non c’è tempo da perdere perché vogliamo arrivare a destinazione prima che venga buio. Abbiamo organizzato questo viaggio per andare a trovare la nostra cara amica M., rientrata a casa dopo un lungo e felice periodo in Italia, e vogliamo approfittarne per visitare Serbia e Romania, visto che di entrambi i paesi non abbiamo alcuna conoscenza. Il papà di M., che ha percorso lo stesso itinerario più volte, ci consiglia di passare dall’Austria e di attraversare l’Ungheria. Per noi Europei significa meno frontiere e viaggiare in zona Euro fin quasi al nostro arrivo. Fra i consigli, anche quelli sui migliori autogrill dove fare sosta e i posti più interessanti per mangiare, troppo viziati! Maciniamo chilometri, il paesaggio cambia e anche le stazioni radio ci propongono musica sempre diversa approcciando il confine Serbo. Nel frattempo è buio, ma alla frontiera Ungheria-Serbia il traffico è scorrevole e nel giro di mezz’ora raggiungiamo Subotica e la casa dei nostri ospiti, finalmente conosciamo la famiglia di M.! Accoglienza strepitosa: una famiglia calorosa e sorridente, una cameretta tutta per noi e il soggiorno pieno di ogni prelibatezza: tortini agli spinaci, pane con panna acida e ajvar.. una cenetta con i fiocchi e poi subito a letto, che il giorno dopo si riparte. Speravamo che M. venisse con noi alla volta della Romania, ma gli impegni universitari sono troppo onerosi. Ci impegniamo a portare tante belle foto e racconti avvincenti.
Giorno 2 - da Subotica a Sibiu
A colazione, oltre ad abbuffarci di salame e panna acida, ci facciamo dare qualche buon consiglio per il nostro itinerario. Non sappiamo davvero cosa aspettarci dalla Romania e siamo molto curiosi di quello che troveremo una volta passato il confine. Durante il viaggio, lo sguardo è rivolto sempre fuori dal finestrino: le case cominciano a farsi diverse e anche il paesaggio.La prima tappa che facciamo è a Hunedoara. A detta della nostra guida, la città di per sé non vale la pena, essendosi sviluppata principalmente intorno ad un enorme complesso siderurgico, ma dedicare qualche ora alla visita del castello dei Corvino (vedi foto di copertina) vi cambierà la giornata. Lo spettacolo che offre è impressionante: Il castello, imponente, svetta su una roccia circondata da un profondo fossato ed è collegato all’esterno tramite un lungo ponte di legno. I tetti rossi, in contrasto con il cielo grigio e minaccioso, e le decorazioni a spigoli ci fanno proprio sentire in Transilvania. All’interno, il castello è piuttosto spoglio in termini di arredi, ma le decorazioni esterne e la sala degli arazzi sono notevoli. Proseguiamo alla volta di Sibiu, una delle città più fiorenti della Romania, nonché una delle più importanti storicamente per lo sviluppo di questo paese. Arriviamo la sera e percorriamo le strade che dalla città bassa ci portano alla città alta, vero fulcro storico. Rimaniamo sorpresi da quanto si possa notare l’influenza tedesca nello stile architettonico, è tutto veramente molto bello e rimaniamo a bocca aperta vedendo l’armonia e la cura degli edifici che incorniciano le strade. Ci piacciono soprattutto gli “occhietti” delle case, che sbirciano curiosi i passanti (vedi foto sotto). Arriviamo nella piazza grande, il centro della vita di Sibiu e rimaniamo colpiti da quanta pulizia e ordine ci sono. In piazza ci sono giochi d’acqua e qualche suonatore di strada, nonostante sia inizio aprile e le temperature non siano ancora molto alte, ci sono molte persone in giro anche se come turisti ci siamo probabilmente solo noi. Ci fermiamo a mangiare in un locale tradizionale, chiamato Sibiul vechi, dove assistiamo anche ad uno spettacolo di musica dal vivo. La musica dal vivo c’era anche nell’albergo dove pernottavamo. La facevano i nostri vicini di sotto e, no, stavolta non era di nostro gradimento né abbiamo pagato per averla all night long. Per fortuna eravamo sufficientemente stravolti dal viaggio.
Giorno 3 - da Sibiu a Brasov
La giornata di oggi prevede un percorso piuttosto impegnativo. vogliamo arrivare a Brasov passando per la Valacchia, fermandoci a visitare la fortezza (che definirei più che altro "rudere") di Poienari, ossia il vero castello di Dracula. Il piano iniziale era quello di arrivarci percorrendo la Transfagarasan, una delle più avvincenti strade dei Carpazi, che però in questi giorni è chiusa per neve. La storia di questo castello e quella di Vlad III di Valacchia (detto Dracula o l'impalatore), sono molto avvincenti, e l'atmosfera di questi posti vi si addice proprio. Per accedere alla fortezza bisogna farsi coraggio e percorrere 1.480 gradini nel bosco, sperando di non incontrare qualche orso lungo la salita (sono molto diffusi in questa zona).La strada per raggiungere Brasov è molto panoramica: risalendo sulle montagne vediamo villaggi, chiesette lignee e qualche alcune città fortificate arroccate su colline. La cosa divertente è che sulle mura di quasi tutte queste cittadelle c’è una scritta con il nome della città, così non serve nemmeno la mappa per capire di cosa si tratta. Oltre a guardarsi intorno per ammirare il paesaggio (ricorda un po’ l’Italia degli anni ’50, campagne incolte e popolo contadino, anche se non eravamo ancora nati a quei tempi fra film-documentari e i racconti di casa ci siamo fatti quest’idea), bisogna tenere gli occhi bene aperti perché da queste parti i carretti tirati dai cavalli sono ancora un mezzo di locomozione piuttosto gettonato, anche sulle superstrade.
Nel giro di qualche ora arriviamo a Brasov, città delle roccaforti sassoni e della rinomata Chiesa Nera. Nella piazza principale si respira aria di festa: bancarelle di prodotti tipici a ridosso del municipio (un edificio molto singolare e tutto solo al centro della piazza) e addobbi colorati per le strade e in corrispondenza dei numerosi caffé fanno presagire che la Pasqua è imminente.
Il primo pensiero è quello di trovare un alloggio per la notte. Per chi non lo sapesse, nei nostri viaggi on the road non prenotiamo mai niente in anticipo perché non sappiamo veramente se seguiremo l’itinerario originale. Ci lasciamo sempre il beneficio del dubbio, nel caso scovassimo qualche posto magico che non possiamo assolutamente permetterci di perdere. Come nel resto dell’Europa dell’est, l’impresa è facile e troviamo una camera pulita, confortevole e decisamente economica.
Nel pomeriggio, visitiamo tutto il centro di Brasov, anche se si fa troppo tardi per fare anche il percorso sulle mura della città, e andiamo a mangiare in una taverna storica: Sergiana.
Giorno 4 – da Brasov a Sighisoara
La mattina ci alziamo di buona lena perché ci aspetta la visita al castello di Bran, quello che viene spesso indicato come castello di Dracula (anche se erroneamente, noi abbiamo percorso quei 1480 scalini per scoprire la verità!). Il castello di Bran si erge su una roccia aspra e ne ricopre praticamente tutta la superficie. Da lontano, sembra un quadro dipinto. Anche gli interni valgono la visita: l’itinerario è ben illustrato e gli arredi originali sono tutti ben conservati, inoltre il cortile interno è veramente particolare. Non ci stupisce che lo sponsorizzino a discapito di Poienari, considerati il fascino e l’importanza storica di questo posto.
Il viaggio prosegue verso Sinaia, per la visita ad uno dei castelli più belli che abbiamo mai avuto occasione di vedere fino a questo momento. Il castello di Peles è un castello costruito nella seconda metà del 1800 come residenza reale da re Carlo di Romania, sull’antica strada che conduceva dalla Valacchia alla Transilvania. Per approfondimenti storici cliccate qui e guardate gli interni su google immagini, ne vale davvero la pena. Le sale interne, ricche d’arte e di decori, non hanno nulla da invidiare al castello di Neuschweinstein in Baviera, ve lo assicuro!
A metà pomeriggio arriviamo a Sighisoara e cerchiamo una camera. E’ Pasqua e fuori comincia a nevicare! Decidiamo comunque di fare un giro per le vie della città e non rimaniamo affatto delusi. Nonostante il freddo, il centro storico di questa meravigliosa cittadina ci entusiasma e ci sorprende ad ogni angolo che giriamo. Le case, piccole e colorate, si addossano l’una all’altra con i loro tetti spioventi, sembrano tutte rivolte alla torre dell’orologio che si staglia fra i tetti spioventi, visibile da ogni punto della città. Potremmo aggirarci per ore in questi vicoli e passaggi coperti, ma il freddo e la stanchezza ci fanno rientrare in camera subito dopo cena, per riposarci dalla giornata appena trascorsa e per ricaricarci per al prossima.
Giorno 5 – da Sighisoara a Cluj
Ennesimo giorno impegnativo. Non desistiamo con la questione chiese fortificate e proviamo a visitare la chiesa fortificata di Biertan. Anche stavolta troviamo chiuso, ma il panorama per arrivare fin qui e il villaggio in sé sono davvero appaganti, soprattutto perché dopo giorni di neve e nubi finalmente è tornato il sereno. Facciamo tappa a Medias per pranzo e ci godiamo il tepore del sole passeggiando nel giardino della piazza principale, in cui ad ogni panchina corrisponde una postazione per giocare a scacchi. Anche questa cittadina è bella colorata e pulita: qualsiasi aspettativa potessimo avere della Romania prima di partire (anche se non avevamo grandi pregiudizi) è sicuramente stata superata a pieni voti.
Mentre guidiamo verso Cluj, leggiamo la guida per capire se lungo il percorso c’è qualcosa di interessante visto che siamo in netto anticipo rispetto alla tabella di marcia. A Turda c’è una miniera di sale che si può visitare, why not, impostiamo il navigatore. Arrviamo, parcheggiamo, facciamo il biglietto alla cassa e scendiamo un tunnel seguendo i neon blu che ci portano sempre più giù. Fin’ora tutto normale, striature nella roccia modellata dal vento, una cappella sotterranea, qualche attrezzo del mestiere. Poi, vediamo un bambino uscire entusiasta da una botola che non avremmo mai notato altrimenti: decidiamo di addentrarci in questo cunicolo anche noi per scoprire cosa si nasconde dall’altra parte.
Giorno 6 – da Cluj a Satu Mare
Per l’ultimo giorno in Romania, ci riserviamo una zona che ci intriga molto: il Maramures. Dopo aver visitato velocemente il centro di Cluj (che non ci ha entusiasmati granché) e il museo etnografico, siamo ripartiti in direzione nord alla scoperta delle chiese lignee del Maramures. Questa regione è infatti famosa per il lavoro del legno, che raggiunge le sue forme più artistiche nelle chiesette sparse per tutto il territorio. E’ molto difficile visitarle perché spesso sono chiuse ma questa volta abbiamo avuto più fortuna e chiamando il numero di telefono che abbiamo trovato appeso all’ingresso di una di queste, il parroco è corso ad aprirci e a farci da guida di questo piccolo gioiello. Se tutte le chiesette che abbiamo visto solo da fuori fossero state aperte e belle anche solo la metà di quella che abbiamo potuto osservare con i nostri occhi, ci saremo fermati sicuramente ancora qualche giorno.
Nel tragitto poi, abbiamo conosciuto un autostoppista tedesco in vacanza da queste parti. E’ venuto con noi a visitare il Maramures, anche se il suo obiettivo primario era trovare il capotreno che aveva conosciuto una decina di estati prima, mentre era in vacanza in Maramures con la sua famiglia nei boschi di legname ai confini con l’Ucraina. In quell’occasione, ci ha spiegato Uwe (questo il nome “d’arte” del nostro autostoppista), il capotreno era stato così gentile da far provare ai suoi figli l’emozione della cabina di comando nella locomotiva che conduceva in questi boschi. Con fotografie al seguito, Uwe sperava di poter consegnare ad una persona rimasta nel cuore dei suoi figli un ricordo da conservare per sempre, chissà se è riuscito nel suo intento!
Una volta salutato Uwe, abbiamo fatto la nostra ultima tappa rumena al cimitero allegro di Sapanta, in cui un falegname-poeta ha scolpito nel legno e dipinto le vicende di ogni defunto, dedicando a ciascuno qualche rima riguardante gli aspetti più curiosi e divertenti della sua esistenza. Davvero singolare e unico nel suo genere!
Cerchiamo una camera a Satu Mare, pronti per fare ritorno in Serbia il giorno seguente.
Giorno 7 – da Satu Mare a Novi Sad
Di buon mattino ci alziamo e ci gustiamo la ricca colazione che ci ha preparato la signora del bed&breakfast. Siamo un po’ stufi di salsicce e lardo all’alba, ma è tutto molto invitante e non ci tiriamo indietro.La nostra camerà è fuori dal villaggio, e lungo la strada in cima ad ogni palo c’è un nido di cicogna, mai visti così tanti! Passiamo tutta la mattina e il primo pomeriggio in viaggio verso Novi Sad, dove abbiamo appuntamento con M. alla torre dell’orologio. Visto che siamo arrivati in anticipo, visitiamo il parco che ogni estate ospita uno dei più grandi raduni rock dei balcani. E’ molto bello e rigoglioso, inoltre la terrazza sul Danubio (dove si trova la torre dell’orologio) ci offre un tramonto spettacolare. Una volta incontrati, M. ci fa da guida nella città in cui studia, portandoci per le vie del centro e a visitare i luoghi più significativi. Novi Sad ci piace e decidiamo di fermarci per la notte per vedere qualcosa in più.
Giorno 8 – Golubac
Decidiamo di vedere qualcosa della Serbia al di fuori delle città. Nonostante ci facesse gola l’idea di immergerci nelle campagne collinari a sud, le distanze sono troppo lunghe per il poco tempo che abbiamo a disposizione quindi optiamo per seguire il corso del Danubio fino alla fortezza del Golubac, un avamposto romano diventato negli anni cittadella fortificata e contesa tra regno d’Ungheria e Impero Ottomano. Al ritorno percorriamo una strada diversa per le “delibato sands”. non abbiamo veramente capito di cosa si tratti, visto che panorama è tutto piatto e verde e chiedendo alla gente del posto nessuno sa cosa sia, ma la nostra guida lo indica come punto di interesse. Mah. Rientriamo per cena a Subotica, dove ci aspetta una cenetta con i fiocchi – uomini fuori al bbq e donne in cucina a preparare il resto – e un caloroso bentornati a casa.
Giorno 9 – Belgrado
Con M. e suo fratello, andiamo a visitare Belgrado. La città è bella ma il ricordo della guerra è vivo e toccante. Quello che colpisce di più sono i segni dei bombardamenti sulle case, lasciati anche dopo la ricostruzione per mantenere viva la memoria di quello che è stato. Impressionanti sono anche i reticolati rossi dipinti su incroci e piazze, indicatori dei luoghi distrutti dalle bombe. Sembra sempre che le guerre siano lontane da casa e successe in tempi remoti ma passeggiare per Belgrado ci da una consapevolezza diversa. Visitiamo anche il tempio di San Sava, la fortezza di Belgrado e il parco, dove ci rilassiamo anche con un po’ di giocoleria, e infine visitiamo il museo di Nicola Tesla, per far contenti i fisici che, quasi come sempre, sono in maggioranza nel gruppo.
Giorno 10 – Subotica e ritorno in Italia
Oggi è il giorno della Pasqua ortodossa. Appena svegli, come da tradizione, ci rimbocchiamo le maniche e cominciamo a decorare le uova sode che mangeremo a pranzo, sopo aver fatto la lotta delle uova: ognuno sceglie un uovo sodo colorato e prova a rompere quello dell’oppositore. Prima il fronte e poi il retro. L’uovo vincente è quello rimasto intero ed è auspicio di buona fortuna! In attesa che sia pronto il lauto pranzo, M. e suo fratello (che, come nei giorni scorsi, ci fa da guida) ci portano a visitare Subotica, la loro città, e il parco sul lago Palic. Subotica è una cittadina dallo stile secessionista, ci colpiscono i molti edifici con evidenti richiami all’art nouveau e il municipio, in cui abbiamo la fortuna di entrare. Assistiamo anche a un pezzo di celebrazione della messa di Pasqua in una delle chiese ortodosse più importanti della città e rimaniamo colpiti dal fatto che è ancora uso suddividersi fra uomini e donne occupando ciascuno uno specifico lato in chiesa.
A casa ci aspettava una tavola imbandita con ogni prelibatezza pasquale e appena seduti abbiamo cominciato a banchettare. Solo qualche ora più tardi saremo dovuti partire per ritornare a casa.
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