3 2 19

Hokkaido è la migliore meta per il turismo invernale in Giappone, a detta degli stessi giapponesi. Basta essere un po’ temerari per affrontare le rigide giornate ventose e amare la neve, ma proprio tanto tanto. Gli ultimi cinque giorni li abbiamo passati su quest’isola a nord del Giappone, per immergerci ancora una volta in paesaggi bianchi e farci avvolgere dalla neve ogni giorno. Sembra romantico da scrivere, ma viaggiare costantemente sotto lo zero proteggendosi dai fiocchi sempre più invadenti è stati piuttosto faticoso. Nonostante la stanchezza, ne è valsa la pena è siamo riusciti a vedere un Giappone diverso da quello che abbiamo conosciuto  finora.

Il paesaggio è più selvaggio e le città sono più occidentali rispetto all’Honshu, probabilmente per la scarsità di templi è per la presenza di chiese ed edifici costruiti nel diciannovesimo secolo, dopo l’apertura del Giappone al mondo esterno.

Hokkaido è un’isola grande e noi, in cinque giorni, abbiamo potuto apprezzarne solo una piccola parte: il lago Shikotsu, la località termale di Noboribesu, le scogliere di Muroran, la cittadina di Otaru e infine la rinomata Sapporo, in pieno festival della neve.

Ma andiamo per ordine. Il lago Shikotsu si trova a mezz’ora di autobus da Chitose (la cittadina da cui prende il nome l’aeroporto, che erroneamente viene chiamato “di Sapporo”) e in inverno ospita una propria versione del festival della neve. Il festival consiste in un villaggio di “Natale” costruito sulla riva del lago: una serie di torri, passaggi, tunnel e scivoli di ghiaccio fanno pensare di essere in una fiaba nordica! Molto divertente da visitare di giorno e suggestivo la sera, quando tutto il parco si illumina di mille colori. Nel centro visitatori c’è anche una piccola ma curata esposizione su fauna e flora locali e sulle caratteristiche morfologiche del territorio di origine vulcanica.

La nostra seconda tappa, Noboribetsu, è rinomata per la presenza di numerose fonti termali dai benefici più disparati, originati dall’attività vulcanica perenne nelle profondità della terra sottostante. Questi vulcanetti di origine sulfurea hanno anche dato origine alla poco distante Valle dell’inferno (in gergo locale Jigokudani), un percorso su passerelle di legno fra terre colorate – per noi solo tanta neve – e camini di fumo perpetuo, che occasionalmente danno anche origine a geiger con acqua a 80℃. La valle è molto suggestiva e vale la visita anche l’inverno, soprattutto se avete in piano subito dopo di rilassarvi (e soprattutto riscaldarvi) in uno dei numerosissimi onsen. L’onsen, ossia il bagno termale giapponese, è una vera tradizione in Giappone. Al contrario delle Terme in Italia, qui la regola è di entrare esclusivamente nudi potendo portare con sé un solo piccolo asciugamano da viso (quelli che negli anime o nei manga vedete piegati sopra la testa di chi è immerso nelle vasche), in più le terme sono separate per uomini e donne. Le docce sono all’interno della zona vasche che vanno usate per insaponarsi abbondantemente prima e dopo essere entrati nelle vasche, tutte non più profonde di 40cm. Se non avete problemi di nudità e di solitudine (se siete in coppia come eravamo noi), è un’esperienza che va fatta, per di più il prezzo è notevolmente più basso di quello a cui siamo abituati a casa rientrando in qualsiasi tipo di budget abbiate. Noi, visto che volevano farla grossa, siamo andati nel più grande complesso termale dell’intera isola, spendendo circa 16€ per tutta la giornata, ma se ci si accontenta di meno vasche su può pagare anche solo 3,30€. Insomma, niente scuse, va provato.

Il terzo giorno ci siamo spostati dall’oceano Pacifico al mar del Giappone/mare del Sud (dipende se chiedere a un giapponese o a un coreano). Approfittando del bel tempo, abbiamo fatto un’escursione lungo le scogliere di Muroran prima di prendere il treno per Otaru.

Otaru è proprio una bella cittadina, per essere un porto di mare. È tutta raccolta attorno ad una grande baia ed è famosa per il suo canale che ricorda un po’ i paesi del Nord Europa. In inverno lungo il canale vengono fatte delle sculture di neve che la sera si illuminano di giallo e blu, rendendo l’atmosfera ancora più romantica. A Otaru mangiare il sushi è un must: qui i ricci di mare e il granchio sono i più freschi e gustosi di tutto il paese e, in generale, si trova pesce fresco e di ottima qualità in qualsiasi locale.

Le attrazioni della zona, oltre al canale, sono la villa Aoyama e qualche edificio storico nel centro città, il tutto visitabile in giornata.

C’è anche la possibilità di prendere una funivia per salire fino ad un punto panoramico che dicono essere mozzafiato, ma noi siamo troppo stanchi e infreddoliti per allungare ulteriormente la nostra giornata e andiamo volentieri a letto per prepararci all’intensa giornata che ci aspetta a Sapporo l’indomani.

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