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A Sapporo è cominciato il festival della neve e negli hotel c’è il tutto esaurito da mesi. Noi alloggiamo in un ostello a Otaru e visitiamo la capitale di Hokkaido con un’escursione in giornata: è notevolmente più economico e l’ostello è molto confortevole e con la colazione inclusa – niente male. I proprietari sono molto cordiali e si fermano sempre a parlare con noi. In quest’occasione i due mesi di giapponese hanno dato i loro frutti e posso dirmi soddisfatta.
A Hokkaido sta nevicando costantemente e la temperatura non da un attimo di tregua, ma considerato il piano della giornata non poteva essere altrimenti. Sapporo è una grande metropoli moderna, e i punti di interesse sono sparsi un po’ dappertutto. Fortunatamente è molto semplice da girare a piedi essendo un reticolato ordinato di strade e una volta stabilire le proprie priorità di visita il gioco è fatto. Dalla stazione in poco tempo raggiungiamo la Torre dell’orologio e la Torre della televisione, considerati entrambi edifici storici. Da quest’ultima si estende un lunghissimo parco che attraversa da est a ovest il centro città e che in inverno ospita il festival della neve. Una miriade di sculture bianche raffiguranti personaggi di anime e manga o, più semplicemente, della cultura giapponese si estendono per tutta la lunghezza del parco, alternati a stand di cibo di strada (come, ad esempio, una specie di involtino primavera formato super maxi contenente formaggio di Hokkaido e granchio, slurp) e veri e propri edifici di neve che fanno rimanere a bocca aperta.
Nonostante fosse lunedì, al parco c’era una processione interminabile di persone in visita, ma come sempre in Giappone tutto procede in maniera ordinata e senza code (com’è possibile?). Dicono che il numero di visitatori per questo evento sia aggiri ogni anno intorno ai 2 milioni in una sola settimana!
Dopo due ore e mezza di pikatchu, hello kitty e totori innevati decidiamo che è ora di andare a scaldarci un po’ al museo della birra di Sapporo (quella famosa, con la stella rossa sull’etichetta). Visto che però è un po’ presto per la birra, decidiamo di allungare il tragitto visitando anche la galleria commerciale e il mercato del pesce, un po’ fuori rotta ma sempre interessanti.
Il museo della birra è all’interno del primo birrificio giapponese, costruito in mattoni rossi in perfetto stile europeo. La storia del birrificio è molto interessante e ben spiegata tramite video e pannelli espositivi. Il tour (gratuito a meno che non si richieda la visita guidata, che però è solo in giapponese, quindi auguri!) se si legge tutto dura quasi due ore, ma vi assicuriamo che volano! Alla fine è anche possibile fare degli assaggi in una sala espositiva. I prezzi qui sono decisamente convenienti rispetto a quanto si paga una birra in Giappone e c’è gente che viene qui solo per questo motivo.
L’altro punto forte del birrificio è il beer garten: alcuni edifici del complesso storico sono stati adibiti a ristoranti in cui si può pasteggiare con la birra locale e rilassarsi dopo la visita. Per la cena noi abbiamo scelto il grill di Jenjiskhan – il nome prometteva bene e, infatti, il piatto non ci ha deluso e l’atmosfera era davvero suggestiva con i colori caldi e il profumo di griglia dentro e la neve che scendeva soffice fuori.
Dato il gran successo della visita al birrificio, abbiamo deciso di dedicare l’ultima giornata a Hokkaido alla visita della distilleria di whiskey Nikka, a mezz’ora di treno da Oraru. Anche in questo caso si tratta di un viaggio dall’aspetto europeo in cui è stata riportata l’antica tradizione scozzese. La visita è gratuita e vale la pena se si è in zona e si hanno un paio d’ore libere, e si vi piace il whiskey c’è pure la degustazione gratuita di tre tipi di whiskey.
In tutto questo, ci mancava solo il sake! Ma non c’è niente di simile qui al Nord, e poi è ora di riprendere l’aereo per Tokyo e per nuove avventure.