Giordania
Sara Pisoni il 09/26/2019
Giorno 1 – da Gerusalemme a Wadi Musa
Partiamo per una nuova avventura, una delle ultime che stiamo per vivere in questo periodo in Israele. Come al solito viaggiamo fai-da-te, con la giusta preparazione ma con noi come guide di noi stessi. Partiamo dalla stazione dei bus di Gerusalemme il venerdì all’alba con l’autobus 444 in direzione Eilat. Il viaggio lo abbiamo già fatto molte vole, per lo meno fino a Ein Bokek all’estremità meridionale del mar Morto, mentre la strada fino al mar Rosso solo una volta, ormai quasi due anni fa. Percorrere questa strada in bus ha il vantaggio che entrambi possiamo goderci il panorama desertico anziché alternarci alla guida, un lusso per chi solitamente viaggia in coppia.
Scendiamo alla fermata Yitzhak Rabin Crossing e ci avviamo a piedi verso il confine, l’unico assieme a quello all’estremo nord che permette di richiedere e ottenere al momento il visto per entrare in Giordania. Sbrighiamo facilmente e velocemente le procedure burocratiche e in un lampo ci ritroviamo a dover scegliere che fare per raggiungere Petra. L’opzione più conveniente in termini di praticità e di tempo è quella del taxi, quindi optiamo per questa soluzione. Ci sarebbe anche la possibilità di prendere il taxi fino ad Aqaba e da lì prendere il Servìs = taxi collettivo per una manciata di spiccioli, ma avendo solo tre giorni a disposizione vogliamo sfruttare al massimo ogni istante, e il viaggio da Aquaba a Petra dura più di due ore. Inoltre, partiamo già con l’idea che non sarà un viaggio economico quindi saliamo in taxi e via.
Dopo un bel viaggetto fiancheggiando il Wadi Rum e poi fra le montagne desertiche raggiungiamo Wadi Musa, il villaggio alle cui pendici si trova il sito archeologico di Petra. Per chi volesse visitare Petra, sappiate che ci sono ben 20km di sentieri per visitare tutto, quindi munitevi di scarpe buone, cappellino e tanta acqua. Noi non abbiamo tempo da perdere e ci fiondiamo subito a fare il biglietto e decidiamo di dedicare la prima giornata (che in realtà e un pomeriggio, visto che abbiamo effettuato l’ingresso solo alle tre e mezza) al Monastero Al Deir. Il monastero infatti è il punto di interesse più distante di tutta l’area di Petra, quasi 8 km – di cui 800 gradini – e ci si mette se si è bravi un’ora e tre quarti, senza fermarsi per tappe intermedie. La temperatura di settembre non aiuta e arriviamo in cima affaticati e sforzandoci di non guardare troppo intorno per non cadere in tentazione di fare deviazioni dell’ultimo minuto. Tutto il percorso invoglia a fermarsi, cambiare strada, osservare più da vicino, ma quello è il programma di domani. E soprattutto, rifiutiamo qualsiasi passaggio in cammello, cavallo, asino, pecora o chicchessia. Vero, le persone locali vivono anche di questo ma – punto primo – è difficile dire se tutti questi animali vengano trattati bene per fare questo duro lavoro e noi non vogliamo contribuire ad eventuali maltrattamenti – punto secondo – siamo gente di montagna e seppure ci siano 40°C la salita va affrontata come a casa. Tutto lo sforzo viene ripagato raggiungendo la meta: un prodigio dell’umanità questo monastero scavato nella roccia ocra che contrasta fortemente il blu intenso del cielo della Giordania (vedi immagine di copertina).
Visto che ci piace continuare a godere di una giornata partita col piede giusto, dopo la visita e una bella doccia andiamo a mangiare la cena in un locale tipico che ci ha consigliato il tassista (lui dice che va sempre lì quando è in città) e possiamo ritenerci davvero soddisfatti della scelta, infatti abbiamo mangiato benissimo. I piatti tipici che abbiamo provato non li conoscevamo fino a quel momento e sono stati una gradevole sorpresa: un Kofta – carne tritata coperta di patate e salsa al sesamo – e straccetti di agnello arrosto con peperoni speziati e altre verdure indefinite. Per chiudere, un tipico té alla menta, la ciliegina sulla torta.
Giorno 2 – ancora Petra poi da Wadi Musa ad Amman
Nonostante il caldo e i chilometri da percorrere, Petra è molto gettonata e ogni giorno si incontrano orde di turisti sia in gruppi organizzati che viaggiatori singoli, in generale comunque un mucchio di gente. Per goderci questa meraviglia del mondo senza doverci divincolare fra anziani in pellegrinaggio e cinesi con due macchine fotografiche a testa, decidiamo di alzarci a un’ora improponibile ed entrare a Petra all’alba. Ora di apertura 6.30, e noi siamo pronti. La temperatura è ottima e anche la luce offre un bello spettacolo in questa ora così insolita per noi. Ripercorriamo con calma e nel silenzio del primo mattino la strada del Suq e il canyon rosso che ci conduce fino al cosiddetto Tesoro, una facciata scolpita nella roccia che si intravede già dal sentiero e poi si staglia imponente una volta raggiunta la “piazza”. Continuando si raggiungono anche il Teatro e le impressionanti Tombe dei Re. E poi la strada colonnata, la porta di Traiano, la Chiesa con i suoi mosaici e chi più ne ha più ne metta. E’ inutile fare un elenco a vuoto, l’unico modo per vivere questa emozione è godersi lo spettacolo dal vivo.
Alle 10.30 comincia a fare troppo caldo e siamo in giro già da quattro ore. Abbiamo visto tutto, a parte i sentieri al di fuori del sito ma ci riteniamo soddisfatti e corriamo a prendere un taxi collettivo per Amman, visto che solitamente smettono di partire da mezzogiorno in poi (non essendoci orari, è tutto a discrezione del guidatore, che comunque non parte se non è a pieno carico). Siamo fortunatissimi: quando arriviamo ai Servìs ce n’è uno pronto per partire e in fretta e furia ci accaparriamo un posto. Il viaggio è lungo quasi quattro ore, e il panorama desertico ad un certo punto fa venire voglia di sonnecchiare.. quindi sono state quattro ore velocissime. Amman è una città di 4 milioni di persone, è davvero enorme e costruita su sette colli. Al contrario di Roma però, questi colli sono quasi più montagne e quindi, considerata la fatica già fatta al mattino e la temperatura piuttosto elevata, siamo tentati di prendere un taxi per raggiungere il nostro hotel. In Giordania quasi tutti usano il taxi, che non è poi così costoso per gli spostamenti in città ed è sicuramente il mezzo più efficiente. Il nostro hotel ci offre ristoro, riposo e una magnifica vista sul teatro romano, romantico alle luci del tramonto e affascinante illuminato alla sera. Raccogliamo un po’ di energie per visitare il centro città, in particolare il Souq e la Rainbow Road, principali attrazioni e centro della vita moderna. Ci piace come tutto sia pulito e ordinato per essere Medio Oriente (non è quello a cui siamo abituati viaggiando in Palestina) e con che gusto e attenzione siano decorati alcuni scorci. Avremmo voluto visitare anche la nuova moschea di re Abdullah I e vedere da vicino la sua affascinante cupola blu, ma è davvero un’impresa raggiungerla a piedi e desistiamo cedendo invece ad un buon té alla menta prima di andare a dormire.
Giorno 3 – da Amman a Gerusalemme
Tre giorni sono proprio pochi, ma cerchiamo di sfruttarli al meglio. Dopo una ricca colazione tipica in hotel partiamo per vistare la Cittadella di Amman, il più importante sito archeologico e punto di interesse della città. Di resti romani ne abbiamo visti davvero tanti nella vita, ma anche se questo è l’ennesimo dobbiamo dire che vale una visita. E’ molto interessante soprattutto per capire l’evoluzione della città nel susseguirsi delle epoche, e anche che cosa ci facessero i romani da queste parti. Da quassù inoltre si ha una panoramica spettacolare su Amman a 360°, che da sola vale la salita, e si vede molto bene la bandiera giordana del Raghadan palace che sventola enorme nella parte nord della città e che, dicono, sia visibile da ben tre paesi – Israele, Arabia Saudita ed Egitto.
La visita ci porta via in tutto un paio d’ore poi, soddisfatti, prendiamo un taxi per l’Allenby bridge, dove attraverseremo nuovamente il confine con Israele per tornare a casa. Fortunatamente, il tassista ha scelto la strada che passa sotto la grande moschea, così almeno in corsa abbiamo potuto ammirare l’imponente cupola blu (non quella nella foto qui sopra, quella è la moschea della cittadella, quella a cui mi riferisco è molto più blu!). La vista monocromatica della colline costruite di Amman ci affascina e ci lascia con un bellissimo ricordo di questo paese.
In meno di un’ora siamo al confine. Anche in questo caso ci mettiamo poco a fare tutti i passaggi, nonostante a questo border sia obbligatorio per chi non ha un mezzo proprio usare il pullman “di linea” – un altro modo per raccogliere qualcosa dai turisti, insomma – e quindi aspettare che si riempia per farlo partire. In un attimo attraversiamo il ponte e siamo in Palestina. Come ci aspettavamo c’è uno Sherut = taxi collettivo versione israeliana pronto a partire per Gerusalemme Est, paghiamo l’autista e ci infiliamo a prendere posto.
Anche questa strada ormai la conosciamo bene. Casetta, stiamo arrivando!
Più foto di Petra ed Amman si possono trovare qui.