Vorrei raccontarvi la mia lunga giornata partendo da ieri, quando sono stato, su esplicito invito, a festeggiare lo Shabbath a casa del Capo.
La serata è stata piacevole ed è scorsa rapida in un ambiente che ormai considero familiare.
Avrei voluto che la notte fosse passata altrettanto in fretta, al fresco e senza Zanzare. Ma come dormono a Tel-Aviv??
Sveglia alle sei meno un quarto, e dopo qualche dubbio del Capo sui miei tentativi (alquanto fallimentari) di esprimermi :chewbacca: mi ha accompagnato in aereoporto.
Tel-Aviv -> Amman -> Chicago -> Richmond -> Norfolk
Il volo fra Tel-Aviv e Amman è andato bene, l’areoporto di arrivo era molto diverso da quello di partenza: uno scatolotto di cemento e vetro nel mezzo del deserto, con un piccolo giardino interno in cui si concentrava tutto il verde disponibile in kilometri di raggio. Lo stile minimalista degli archi in cemento con pochi e radi bar addobbava l’interno del terminal in cui ho atteso la connessione per Chicago. Devo dire che anche i controlli di sicurezza sono molto diversi da quelli di Tel-Aviv, tutto fatto a “mano” persone che controllano i bagagli e che si assicurano tu non abbia armi. Tutti cortesissimi e solari, forse un po’ curiosi della presenza di un turista nell’areoporto.
Il volo per chicago è stato luungo , piu di dodici ore, sinceramente ho perso il conto di quante.
Vicino a me una mamma con bambina di 10 mesi che per qualche motivo era veramente mesmerizzata dal mio parlare in italiano (la bambina) e con cui ho perperpetuato un lungo e solitario monologo per non farla piangere (sempre la bambina). Fortunatamente, dopo avergli raccontato il mio ultimo lavoro sugli hyperoni, si è addormentata senza fare troppe domande.
Poi ho avuto fin troppo da fare: Dormire, guardare Kingsman2, guardare una puntata di star trek, fare la presentazione per la conferenza, giocare con la switch, parlare fra me e me e immaginare situazioni impossibili mi hanno, purtroppo, rubato tutto il tempo a disposizione per continuare il mio libro… vabbè.
A chicago rischiavo di perdere la connesione visto il tempo che ho perso a racappezzarmi su come raccogliere il mio bagaglio, fare di nuovo il check-in per il volo interno e il cambiare terminal. Considerando che il treno fra un terminal e laltro era rotto (l’unico modo per passare da uno all’altro) sono stato fortunato ad arrivare prima che imbarcassero.
Il volo da chicago alla virginia è stato gia interessante, la gente che vive in Virginia è diversa da quelli che vivono in Illinois, e non solo fisionomicamente (per qualche motivo qui hanno tutti gli occhi azzurri e sono “biondi”), ma, forse a causa di una mia visione romantica e distorta della virginia, sembra che siano gente genuina che ti saluta quando passi in paese e che canta alle fese campestri. In effetti qui sono tutti cordiali e simpatici, ti parlano e te la raccontano, ti chiedono come va e sono gentili con te senza che tu glielo chieda. Ahhh… sembra di stare a JM….
La nostra assistente di volo si chiama giustamente Candice, anche se non pensavo che esistessero veramente persone di nome Candice.
L’areoporto di Richmond era completamente vuoto, ma pieno di pubblicita e cartelloni che dimostravano la passione della popolazione per quello che sembra lo sport nazionale: il nascar (mah… ). Un areoporto pieno di luci e vuoto di persone. Ahhh… sembra di essere ad Amman….
Hei Bro, how’ doing? Wher’u from, eh? Italy? Greet! I was in In Italy when [bla bla]… ok, sono riuscito a noleggiare la macchina. Un bel Maggiolone Rosso con cui guidare le strade della virginia. Come in un film. Si chiamerà Bonny.
Peccato che siano 24 ore che sono in giro e me ne manca una e mezza per arrivare in hotel.
Per svegliarmi ho dovuto guidare quasi alla Ace-Ventura con la testa fuori dal finestrino, ma sono arrivato.
Lascio la Bonny al valletto, vado in camera, doccia e tè caldo. sono le 2am: le 8 a casa, sono in giro da 27 ore, ora di nanna.
La mattina la ho passata a fare colazione, sia perche mi sono svegliato tardi sia perche ho incontrato un professore di Parigi con cui vado molto d’accordo e ci siamo soffermati a parlare per piu di un ora sui massimi sistemi, come per esempio la percentuale di zucchero dei waffel.
Quando torno in stanza noto che è in corso una convention di coriste gospel… America.
Alle 12. sono riuscito a riprendere il volante e guidare il mio maggiolone sulla statale 625 (credo) in cerca di una schedina telefonica, qualcosa da mangiare, un bancomat e un po’ di aria campagnola della Virginia!
Dopo un paio d’ore avevo mangiato e volevo girare un po’. Quindi ho girato il muso di Bonny verso est in direzione dell’oceano: Virginia beach! La migliore spiaggia dello stato! (non che ne abbia molte).
Prendo una strada laterale: voglio vedere come sono le case qui… Pickup, casetta singola in legno, bandiera americana, chiesa in mattoni con croce bianca enorme sul muro, scuolabus giallo come quello dei simpson, gente con cappello di paglia che riposa la domenica e saluta quando fai una foto di soppiatto. Siamo in America, tutto bene.
La spiaggia è affollata, e la sabbia scotta, è arroventata.
Il parcheggio sono 20$ – 2 ore. No grazie, parcheggio piu distante e mi faccio una passeggiata. La spiaggia è bella, tanta gente che ti chiacchera un po’ su, ti guardiano lo zainetto quando fai il bagno. Tante famiglie, tanti gruppi di amici. Si sta bene. L’acqua non è male: è calda anche se un po’ torbida. Non sembra di essere sull’oceano.
Passa un areoplano con un cartello: “Ocean Blue – parco acquatico, divertimento per tutti.” Tutto bene, è sempre America.
Torno a prendere Bonny e lo riporto all’areoporto (questo qui vicino di Richmond questa volta) e prendo un Uber per l’hotel.
Quando arrivo in stanza ne aprofitto per darmi una sistemata e farmi una doccia, poi guardo fuori dal finestrone: una bella vista sulla baia e sul porto in cui spicca la corazzata portaerei della marina degli stati uniti d’america.
Devo fare una foto da mandare al nonno.
Ma ora ho il primo incontro lavorativo: Il wellcome meeting.
Incontro un po’ di persone che gia conosco che gentilmente mi introducono a chi, invece non ho mai visto. Direi che a parte una piccola gaffe con uno degli inventori del shell-model, Millener che è un luminare, che io non avevo riconosciuto è andato tutto bene. Tanti Italiani, tanti Japponesi.
Alla fine serata incontro anche uno degli organizzatori, un giapponese molto simpatico che ha qualche problema a stare fermo sulle gambe. Deve essere difficile avere l’obbligo di bere una birra insieme a ogni ospite della conferenza.
E ora è tempo di nanna, domani si comincia veramente.
Buonanotte.