02 12 2018

Con la PASMO vai dappertutto. Si può comprare e ricaricare agli sportelli automatici di qualsiasi stazione e ti permette di spostarti usando praticamente qualsiasi mezzo, puoi anche farci gli acquisti in certi tipi di negozi. Una volta che ne hai una, non ti ferma più nessuno. Così, abbiamo intrapreso il nostro primo viaggio nella capitale giapponese affrontando il ginepraio di linee metro che ricopre (per così dire, visto che in realtà sta sotto e non sopra) l’intera area urbana.

A Odaiba si concentrano i centri commerciali e tecnologici di Tokyo. Pensavamo di fare un tuffo nel futuro e di ritrovarci a bocca aperta davanti alle ultime frontiere della tecnologia visitando il Panasonic center e il Fuji tv building, invece niente di tutto ciò, il massimo del gusto è stato il centro commerciale a Palette town in cui tutti gli ambienti ricordano le città italiane, cielo dipinto compreso. Errore da dilettanti direte voi, ci consoliamo mangiando degli onigiri on the road e pensando che la prossima volta, se mai torneremo qui, sarà per fare qualche esperienza di realtà virtuale.  

Per completare il giro, andiamo a vedere la statua della libertà (mm.. aspetta.. ma dove siamo?) e  pranziamo al Ramen Kokugikan, dove (dicono) i sei migliori cuochi di noodles ramen del Giappone si sfidano proponendo ognuno la sua ricetta in sei invitantissimi micro ristorantini tutti affacciati sulla stessa hall. Si ordina tramite una macchinetta con le fotografie dei piatti, ci si mette in fila (che, come tutte le file in Giappone, scorre abbastanza fluidamente) e appena qualcuno finisce è il vostro turno. Scordatevi le posate e mangiate velocemente, ricordando di fare il risucchio per mostrare il vostro gradimento.

OK, panza piena, è tempo di rifarsi: direzione Tokyo Tower e Zojo-ji. Rimaniamo veramente impressionati dal contrasto di questi due simboli della città: nel tempio ci sono persone che stanno pregando e il silenzio è spezzato solo dai ritmici colpi di tamburo (?) utilizzati nel rituale. Fuori, il parco con i roseti ancora in fiore fa da schermo ai rumori frastornanti della città. Solo le luci gialle e rosse della torre della televisione ci ricordano che siamo al centro del mondo.

Per chiudere in bellezza la prima giornata, decidiamo di attraversare l’incrocio di Shibuya. Sì, l’Incrocio per eccellenza. Una volta, due, tre, poi siamo storni. Ci perdiamo un po’ fra le insegne luminose del quartiere, vediamo il famoso murales di Taro Okamoto sull’esplosione atomica a Hiroshima (Il mito del domani), salutiamo Hachiko e torniamo a casa, cotti ma pronti per iniziare la prima vera settimana.

 

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Sara e Lorenzo in Giappone

 

01 12 2018

Benvenuti a Tokyo, città delle luci, città futurista, città nella città. Dopo un lungo viaggio da Gerusalemme, con piacevole e inaspettata sosta a Parigi,  ci siamo trovati catapultati in una realtà completamente diversa da quella a cui abbiamo imparato ad abituarci nell’ultimo anno. 

Innanzitutto, da quando siamo scesi dall’aereo a quando abbiamo messo piede nella nuova casa tutto è filato liscio e secondo i piani. E no, non perché ormai siamo esperti viaggiatori e ci sappiamo destreggiare in qualsiasi situazione, ma perché qui è tutto super organizzato e predefinito, tutti sanno già quello che devono fare e come devono farlo quindi basta eseguire, non ci si può sbagliare. Qui ti ringraziano per qualsiasi cosa tu faccia: grazie per essere sceso dall’aereo, grazie per aver fatto i controlli di sicurezza, grazie per avere preso il biglietto del pullman e grazie che ti sei messo la cintura. Siamo appena arrivati e già sappiamo dire grazie in dieci maniere diverse. 

RIKEN, il laboratorio di ricerca dove stiamo, è situato nella città di Wako-shi,  appena fuori dall’area metropolitana di Tokyo. Nonostante non sia “in città”, Wako è molto ben servita e c’è tutto quello di cui abbiamo bisogno per la vita quotidiana. La casa che ci hanno dato è molto grande, al contrario delle aspettative, e super accessoriata. Peccato che tutti gli elettrodomestici e il controllo dell’acqua (per impostare la temperatura e far funzionare vasca/doccia) siano pieni di scritte incomprensibili. Fortunatamente abbiamo una serie di manuali “for dummies” che ci spiegano in inglese la sequenza dei tasti che dobbiamo schiacciare per far funzionare le cose. Il lato positivo è che il WC è standard, grazie al cielo. La doccia invece no, anche per quella c’è una combinazione da seguire e ogni volta che schiacciamo un pulsante ci parla, probabilmente per ringraziarci che ci laviamo.

Fare la spesa è stato altrettanto facile. Nonostante il primo impatto con prodotti sconosciuti e 10.000 cartelli fluo con offerte incomprensibili, siamo abituati dall’esperienza israeliana a non riuscire veramente a leggere gli ingredienti (o per lo meno, non ancora) e ad andare ad intuito. Come prima volta ci è andata bene, anche in termini di prezzi visto che non abbiamo speso molto più del solito.

Domani, dopo una bella dormita, andremo alla scoperta della città. 

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Sara e Lorenzo in Giappone

 

15 9 2018

Ammetto di essere ancora una volta indietro con i post. C’è molto da raccontare partendo da come è andata la conferenza a Norfolk fino ad arrivare a oggi a Gerusalemme, passando per Francia, Seattle, British Columbia ed infine italia. Ma proverò a recuperare pian piano. Partiamo quindi dalla conferenza di Norfolk, il topic della quale erano gli Hyperoni. Questo è un argomento abbastanza nuovo per me e abbiamo cominciato ad applicare quello che ho studiato durante il Dottorato a questo strano campo della fisica Nucleare solo un anno fa. Ero preoccupato di riuscire a comunicare le mie argomentazioni in una comunità che comunque ha una terminologia differente e che presta attenzione a sfaccettature della fisica diverse da quelle a cui sono abituato. Fortunatamente erano presenti diversi conoscenti e amici che mi hanno spiegato le cose che non capivo, mi hanno tenuto compagnia e con cui abbiamo anche iniziato un progetto insieme  . Devo comunque dire che, benché il mio talk fosse potuto comunque essere migliore, è stato accolto con calore e mi sono state rivolte diverse domande che suggerivano che il lavoro è in qualche modo interessante. Anche la parte sociale è stata stimolante: ho avuto il piacere di reincontrare diverse persone come A., D., M. e S. e di conoscerne altre nuove, come D.: un professore che si occupa di Reazioni a Parigi, e H.: la capa del laboratorio di fisica degli hyperoni in Giappone. Abbiamo anche fatto una piacevole crociera nella baia, durante la quale, fra corazzate, basi militari e lingue di terra verdi, abbiamo cenato e chiacchierato tutta la serata. Non che la virginia sia lo stato più interessante, ma ho apprezzato il panorama e Portsmouth è una città carina se siete appassionati di cose militari e siete MOLTO ciabattai. Per il resto non c’è molto da vedere e la conferenza non ha lasciato molto tempo per il turismo. Purtroppo le temperature non erano il massimo, 35° C fuori con tantissima umidità e 18-19° C dentro l’hotel con i pinguini che salutavano ogni volta che entravi nella sala conferenze, è stata, però, una bella esperienza in una comunità nuova. L’ultimo giorno di giugno sono andato a ri-noleggiare la macchina (purtroppo non più il maggiolino rosso) e ho cominciato il mio lungo viaggio verso l’Italia. Sull’aereo ho anche incontrato una giovane coppia che stava andando a Disneyland e, dopo aver visto che anche loro avevano la Switch (la console che mi porto per i lunghi viaggi in aereo), gli ho proposto una partita a Mario Kart. Il viaggio è passato rapidissimo e in un men che non si dica siamo arrivati ad Orlando, abbiamo spento la console e ci siamo accorti che tutto l’aereo stava osservando il nostro match. Il volo lungo è stato tranquillo e quasi non lo ricordo… avrò dormito come al solito …  La settimana dopo sono stato in Italia con la Tata, è stato bello rivedere tutta la famiglia e gli amici, con i quali abbiamo fatto anche una bellissima pizzata al K. Purtroppo è durato poco perché la domenica dopo era in volo per Parigi …

25 6 2018

Sono passati piu di sei mesi dall’ultimo post, non mi sono dimenticato di voi, ma un po’ la routine e un po la mia pigrizia… in fondo sono i primi mesi che impressionano no?
Per aggiornarvi posso solo dire che io e S. ci siamo sposati, una giornata bellissima e memorabile che sarà impossibile scordare, che è il preludio di un futuro che si prospetta altrettanto bello.

prima di torniare al motivo per cui ho creato questa pagina: raccontarvi qualcosa dei miei viaggi, voglio raccontarvi dei miei programmi cosi che non vi perdiate.

Oggi sono in Virginia, la prima meta di un’estate a dir poco movimentata.
Settimana prossima sarò in italia, poi Caen in Francia ed infine di nuovo in israele per due settimane. Ad agosto ripartirò per Settle e quindi British Columbia per le vacanze (non vedo l’ora)!
Poi di nuovo italia per presenziare a qualche nozza e quindi israele di nuovo e poi… beh è troppo distante per pensarci…

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Vorrei raccontarvi la mia lunga giornata partendo da ieri, quando sono stato, su esplicito invito, a festeggiare lo Shabbath a casa del Capo.
La serata è stata piacevole ed è scorsa rapida in un ambiente che ormai considero familiare.

Avrei voluto che la notte fosse passata altrettanto in fretta, al fresco e senza Zanzare. Ma come dormono a Tel-Aviv??
Sveglia alle sei meno un quarto, e dopo qualche dubbio del Capo sui miei tentativi (alquanto fallimentari) di esprimermi :chewbacca: mi ha accompagnato in aereoporto.

Tel-Aviv -> Amman -> Chicago -> Richmond -> Norfolk

Il volo fra Tel-Aviv e Amman è andato bene, l’areoporto di arrivo era molto diverso da quello di partenza: uno scatolotto di cemento e vetro nel mezzo del deserto, con un piccolo giardino interno in cui si concentrava tutto il verde disponibile in kilometri di raggio. Lo stile minimalista degli archi in cemento con pochi e radi bar addobbava l’interno del terminal in cui ho atteso la connessione per Chicago. Devo dire che anche i controlli di sicurezza sono molto diversi da quelli di Tel-Aviv, tutto fatto a “mano” persone che controllano i bagagli e che si assicurano tu non abbia armi. Tutti cortesissimi e solari, forse un po’ curiosi della presenza di un turista nell’areoporto.

Il volo per chicago è stato luungo , piu di dodici ore, sinceramente ho perso il conto di quante.
Vicino a me una mamma con bambina di 10 mesi che per qualche motivo era veramente mesmerizzata dal mio parlare in italiano (la bambina) e con cui ho perperpetuato un lungo e solitario monologo per non farla piangere (sempre la bambina). Fortunatamente, dopo avergli raccontato il mio ultimo lavoro sugli hyperoni, si è addormentata senza fare troppe domande.
Poi ho avuto fin troppo da fare: Dormire, guardare Kingsman2, guardare una puntata di star trek, fare la presentazione per la conferenza, giocare con la switch, parlare fra me e me e immaginare situazioni impossibili mi hanno, purtroppo, rubato tutto il tempo a disposizione per continuare il mio libro… vabbè.

A chicago rischiavo di perdere la connesione visto il tempo che ho perso a racappezzarmi su come raccogliere il mio bagaglio, fare di nuovo il check-in per il volo interno e il cambiare terminal. Considerando che il treno fra un terminal e laltro era rotto (l’unico modo per passare da uno all’altro) sono stato fortunato ad arrivare prima che imbarcassero.

Il volo da chicago alla virginia è stato gia interessante, la gente che vive in Virginia è diversa da quelli che vivono in Illinois, e non solo fisionomicamente (per qualche motivo qui hanno tutti gli occhi azzurri e sono “biondi”), ma, forse a causa di una mia visione romantica e distorta della virginia, sembra che siano gente genuina che ti saluta quando passi in paese e che canta alle fese campestri. In effetti qui sono tutti cordiali e simpatici, ti parlano e te la raccontano, ti chiedono come va e sono gentili con te senza che tu glielo chieda. Ahhh… sembra di stare a JM….
La nostra assistente di volo si chiama giustamente Candice, anche se non pensavo che esistessero veramente persone di nome Candice.
L’areoporto di Richmond era completamente vuoto, ma pieno di pubblicita e cartelloni che dimostravano la passione della popolazione per quello che sembra lo sport nazionale: il nascar (mah… ). Un areoporto pieno di luci e vuoto di persone. Ahhh… sembra di essere ad Amman….

Hei Bro, how’ doing? Wher’u from, eh? Italy? Greet! I was in In Italy when [bla bla]… ok, sono riuscito a noleggiare la macchina. Un bel Maggiolone Rosso con cui guidare le strade della virginia. Come in un film. Si chiamerà Bonny.

Peccato che siano 24 ore che sono in giro e me ne manca una e mezza per arrivare in hotel.
Per svegliarmi ho dovuto guidare quasi alla Ace-Ventura con la testa fuori dal finestrino, ma sono arrivato.
Lascio la Bonny al valletto, vado in camera, doccia e tè caldo. sono le 2am: le 8 a casa, sono in giro da 27 ore, ora di nanna.

La mattina la ho passata a fare colazione, sia perche mi sono svegliato tardi sia perche ho incontrato un professore di Parigi con cui vado molto d’accordo e ci siamo soffermati a parlare per piu di un ora sui massimi sistemi, come per esempio la percentuale di zucchero dei waffel.
Quando torno in stanza noto che è in corso una convention di coriste gospel… America.
Alle 12. sono riuscito a riprendere il volante e guidare il mio maggiolone sulla statale 625 (credo) in cerca di una schedina telefonica, qualcosa da mangiare, un bancomat e un po’ di aria campagnola della Virginia!
Dopo un paio d’ore avevo mangiato e volevo girare un po’. Quindi ho girato il muso di Bonny verso est in direzione dell’oceano: Virginia beach! La migliore spiaggia dello stato! (non che ne abbia molte).
Prendo una strada laterale: voglio vedere come sono le case qui… Pickup, casetta singola in legno, bandiera americana, chiesa in mattoni con croce bianca enorme sul muro, scuolabus giallo come quello dei simpson, gente con cappello di paglia che riposa la domenica e saluta quando fai una foto di soppiatto. Siamo in America, tutto bene.

La spiaggia è affollata, e la sabbia scotta, è arroventata.
Il parcheggio sono 20$ – 2 ore. No grazie, parcheggio piu distante e mi faccio una passeggiata. La spiaggia è bella, tanta gente che ti chiacchera un po’ su, ti guardiano lo zainetto quando fai il bagno. Tante famiglie, tanti gruppi di amici. Si sta bene. L’acqua non è male: è calda anche se un po’ torbida. Non sembra di essere sull’oceano.
Passa un areoplano con un cartello: “Ocean Blue – parco acquatico, divertimento per tutti.” Tutto bene, è sempre America.

Torno a prendere Bonny e lo riporto all’areoporto (questo qui vicino di Richmond questa volta) e prendo un Uber per l’hotel.
Quando arrivo in stanza ne aprofitto per darmi una sistemata e farmi una doccia, poi guardo fuori dal finestrone: una bella vista sulla baia e sul porto in cui spicca la corazzata portaerei della marina degli stati uniti d’america.
Devo fare una foto da mandare al nonno.
Ma ora ho il primo incontro lavorativo: Il wellcome meeting.

Incontro un po’ di persone che gia conosco che gentilmente mi introducono a chi, invece non ho mai visto. Direi che a parte una piccola gaffe con uno degli inventori del shell-model, Millener che è un luminare, che io non avevo riconosciuto è andato tutto bene. Tanti Italiani, tanti Japponesi.
Alla fine serata incontro anche uno degli organizzatori, un giapponese molto simpatico che ha qualche problema a stare fermo sulle gambe. Deve essere difficile avere l’obbligo di bere una birra insieme a ogni ospite della conferenza.

E ora è tempo di nanna, domani si comincia veramente.
Buonanotte.

4 1 2018

In viaggio verso Eilat. Dopo aver costeggiato in Mar Morto da nord a sud siamo andati in avanscoperta di un luogo totalmente nuovo per noi, il deserto del Negev. Abbiamo pranzato in un moshav (https://en.m.wikipedia.org/wiki/Ein_Yahav) e poi tappa alla riserva naturale di Timna, splendido parco nel deserto roccioso in cui si possono osservare anche alcune incisioni rupestri. In tardo pomeriggio abbiamo raggiunto il Mar Rosso. Eilat è una vera e propria meta turistica. Negozi, pub, luci e colori sono l’unica attrazione serale della promenade che fiancheggia la lunga serie di lussuosi hotel. Così fuori stagione fa un po’ tristezza però.
Domani vorremmo dare un’occhiata alla barriera corallina, chissà se riusciremo ad avere almeno qualche ora di sole, i meteo online prevedono tutti sole ma le persone del luogo ci dicono che ci sarà una grande tempesta. Previsioni matematiche o saggezza popolare? “Mar Rosso di sera, bel tempo si spera!”

2 1 2018

Due cene, due famiglie, persone diverse ma valori comuni. C’è molto da imparare sull’ argomento da queste parti. L’ultimo dell’anno abbiamo passato il cenone con la famiglia di A., il padrone di casa, che ci ha portati un un posto molto fancy dove il piatto forte è la carne allo spiedo. Loro ci vanno una volta all’anno e quest’anno hanno deciso di portarci con sé. Le bambine erano veramente curiose di questi due ragazzi che non parlano la loro lingua ma che partecipano ad una tradizione di famiglia. Ci hanno accolto con un bel biglietto di auguri e con degli origami a forma di cuore, hanno condiviso con noi le patatine fritte (cosa non da poco, per un bambino) e ci hanno salutati con un abbraccio coccoloso. In questa occasione abbiamo imparato qualcosa che a quanto pare ha molta importanza per una famiglia come quella di A.: prima si mangia e poi si parla.
Il primo gennaio invece siamo andati a preparare la pizza da M., abbiamo insegnato ai suoi figli a fare l’impasto e a pasticciare come si deve in cucina. Anche qui la curiosità era tanta ma non valeva più la regola di prima si mangia e poi si parla. Anzi, qui si mangia, si parla, si gioca, si urla, si fa casino, entrano continuamente nuovi ospiti che vogliono mangiare la pizza fatta in casa, tutto molto folcloristico insomma. In entrambi i casi, però, abbiamo visto famiglie unite, accoglienti ed estremamente generose nel voler condividere con noi la loro vita di tutti i giorni.

30 12 2017

Stamattina, di buon’ora, ci siamo vestiti da turisti e ci siamo avviati verso la stazione dei bus della porta di Damasco. Il travestimento deve essere riuscito piuttosto bene dato che lungo la strada molte persone ci dicevano “Hi turists! Welcome to Israel!”. Dopo un breve momento per raccogliere la compagnia abbiano preso il bus per Betlemme. Arrivati alla città della natività siamo però stati assaliti da uno stuolo di tassisti che ci hanno proposto di portarci in ogni dove a prezzi convenientissimi. Un po’ perché non lo avevamo mai visto, ma anche per scappare dalla folla di tassisti, ci siamo celermente avviati verso l’infame Muro dove Banksi e altri artisti hanno voluto lasciare un’artistica traccia del loro punto di vista sulla delicata situazione di questa città.
Finito il giro abbiamo preso un taxi e ci siamo fatti accompagnare a Jerico. Prima tappa, il Palazzo di Hisham: abbiamo capito da dove viene la copertina della nostra guida. Siamo riusciti a convincere anche il tassista ad aspettarci, evitando così una lunga e noiosa camminata per ritornare in città. La seconda tappa è stata il monastero nella roccia di Qurantul. Il monastero era chiuso sfortunatamente, ma abbiamo rimediato un ottimo pranzo a base di falafel e kebab con vista sulla città più vecchia del mondo. L’ultima tappa è stata una breve ma intensa visita al centro di Jerico, dove abbiamo sperimentato un variegato spaccato di vita quotidiana. Il mercato gremito pullulava di colori e sapori in un aria molto più genuina e tipica di quello che è possibile trovare in altre città più turistiche. Dopo una breve tappa a comperare un kilo di fragole golose (5€) abbiamo raggiunto il nostro tassista e ci siamo avviati verso casetta. Fra la visita al monastero e quella al centro di Jerico il nostro autista ha voluto portarci a visitare alcuni amici per un tè alla salvia. Un fuori programma molto divertente che ci ha dato la possibilità di conoscere qualche persona locale ed allenare il nostro arabo. Buona serata, presto arriveranno altre foto, Lorenzo.

30 12 2017

Siamo sullo sherut. Stiamo tornando a Gerusalemme dopo una piacevole cena a casa di Ni. Vi domandate come ci siamo arrivati, cosa sia successo da quando la Tata ha scritto l’ultimo post. Andiamo con ordine: Mercoledì avevamo appuntamento da Na. per la solita serata giochi. L’occasione era propizia per farle conoscere Sara e mostrare a Sara un po’ della mia quotidianità qui in Israele. Prima però avevo un meeting con Be. all’ università e poi il corso di ebraico (che è saltato visto che il meeting è durato più del previsto). Sara è stata gentile e mi ha accompagnato con la scusa di approfittarne per organizzare meglio i prossimi giorni insieme.
Finito il meeting siamo passati allo suq per un tipico dolce palestinese, il knafe, a base di spaghetti di riso, zucchero, pistacchi e formaggio, che è sorprendentemente buono e leggero! Consigliatissimo! (Vedete immagini). La serata da Na. è stata molto tranquilla e divertente, abbiamo giocato ad Agricola e Candel Quest. Agricola è un bel gioco, ma personalmente non credo che entrerà nella mia wish list. Giovedì è stata un’altra giornata tranquilla, Sara è stata un po’ in giro la mattina per poi raggiungermi all’università dove siamo andati a mangiare in un piccolo locale (che io chiamo amichevolmente ‘lurido’) che fa piatti tipici in un atmosfera piuttosto … rustica … Alla Tata è piaciuto moltissimo come posto. Ha particolarmente apprezzato il ‘nice Rice, cooked by a nice Palestinian lady, called macluba’ . Il pomeriggio lo abbiamo poi passato ad organizzare il nostro presente e il nostro futuro e per passare un po’ di tempo con noi stessi e a provare qualche gioco da tavolo. Abbiamo anche creato un piccolo prototipo e lo abbiamo provato (guardate sempre foto). Oggi invece è stata una giornata piena e degna di un venerdì prima dello shabbat. Sveglia tardi e pulizie di casa, poi ancora un po’ di tempo per noi. Ci siamo ritagliati anche un’oretta per impastare una pizza che intendiamo portare da Mo. la settimana prossima (foto). Speriamo sia venuta bene, sono curiosissimo di tornare a casa per vedere se è lievitata! Poi mentre eravamo sul letto ho visto passare un pappagallo di fronte alla finestra, Sara è corsa sul tetto (non credo li abbia mai visti liberi in natura) per fargli le foto e spirali  (foto). Purtroppo la magia è durata poco dato che una cornacchia è arrivata ben presto a reclamare il proprio territorio scacciando i pappagallini. Purtroppo il tempo vola e prima di quanto avessimo voluto siamo dovuti correre a prendere lo sherut per andare a cena da Ni. (Il capo) e la sua famiglia. È stata come al solito una cena molto bella e piacevole, con molto buon e abbondante cibo. Ed ora siamo qui mezzi assonnati in attesa di arrivare a casa. Domani sarà un’altra bella giornata alla scoperta di Jerico. Laila tov.

25 12 2017

E’ la vigilia di Natale, la prima che passiamo a casa a Gerusalemme. Siamo arrivati stamattina dopo una settimana concitata in Italia ricca di emozioni, incontri e progetti su cui lavorare. Sebbene ci troviamo nella culla del Medio Oriente, da buoni italiani stiamo preparando la parmigiana di melanzane e il vitello tonnato in vista della cena di domani. Abbiamo deciso infatti di festeggiare questo Natale con alcuni ragazzi che sono qui a lavorare e approfittare di quest’avventua all’estero per scoprire i luoghi che ricorrono nelle storie della tradizione fin da quando eravamo piccini. Non è il periodo migiore (vedi due post precedenti) per visitare Betlemme, ma sembra che dopo i primi giorni di tafferugli la situazione sia rientrata nella normalità, nonostante gli effetti sul turismo si facciano sentire. Ci teniamo aggiornati per vedere il da farsi, anche se ci dispiacerebbe rinunciare visto che è una delle ragioni per cui non siamo rimasti con la nostra famiglia!
Per oggi scrivo io, Sara.


Non è Natale finché non c’è un albero addobbato. Noi lo abbiamo trovato a Betlemme, in una piazza gremita di persone danzanti e festeggianti. Nonostante sul calendario ci fosse scritto 25 dicembre, la temperatura elevata e il profumo di falafel nelle strade ci hanno catapultati ben lontano dalla classica atmosfera natalizia da neve e caminetto. Oltre alla visita dei luoghi della natività, abbiamo fatto l’esperienza migliore, come sempre d’altronde, interagendo con le persone. E’ sorprendente quanto cambino i modi di fare nell’arco di 7,12 chilometri (vedi distanza in linea d’aria fra Gerusalemme e Betlemme) e quanta curiosità può destare un turista che non fa veramente il turista e che vuole fare acquisti al mercato locale. Soprattutto è divertente vedere lo sguardo incredulo del commerciante da cui vuoi comprare le essenze profumate quando chiedi se quello che ha nella boccetta nel terzo scaffale a sinistra è veramente Chanel n°5 (scritto ovviamente in arabo, su una targhetta di legno).
Per tornare alla normaità del Natale e ricreare un ambiente familiare, ieri sera abbiamo festeggiato con gli amici francesi e brasiliani, mangiando, bevendo e ridendo allegramente. Nessuna foto a testimonianza di questa calebrazione inusuale, solo il ricordo.
Sara

27 11 2017

 

 

Questo weekend e’ stato un bellissimo weekend all’insegna dei giochi da tavola.
Con la compagnia del Mecoledì (N., J. e S. (il figlio di J.) e altri ) siamo stati allo Shabbathon sulla costa del lago di Tiberiade ( https://goo.gl/maps/Sy4vFQoV7Q12 ).
L’evento e’ stato una specie di convention in cui circa una 50-ina di persone proveninti da tutto israele medio-settentrionale si sono trovate per provare/giocare e scambiare giochi da tavola.
Fare un riassunto della giornata sarebbe lungo, ma vi condivido il post di Nadine che gestisce un bel sito (lei fa siti di professione) in cui tiene traccia delle varie serate ed eventi riguardanti i giochi da tavolo.

Al Shabbathon erano presenti sia persone ortodosse che secolari.
Dato che l’evento si teneva fra venerdi’ e sabato gli ortodossi avevano diverse cerimonie e tradizioni da seguire. Questo ha fatto si che i due gruppi si separassero naturalmente in maniera che i secolari non dovessero smettere di giocare per aspettare gli ortodossi che erano andati alle cerimonie (la non mescolanza e’ uno delgi aspetti dell’ebraismo come delle altre religioni). Ovviamente quando possibile si giocava tutti insieme e non ho trovato una singola persona che non fosse accogliente, tollerante, simpatica e piacevole.

In realta’ io sono stato prevalentemente in compagnia di ortodossi un po’ perche’ conosco piu ortodossi che secolari e un po per curiosita’. Venerdi’ sera c’e’ stata l’accensione delle candele per l’inizio shabbath e la benedizione a cena che e’ stata praticata (guidata) da J. (vi ricordo che non ci sono sacerdoti e chiunque puo’ “celebrare”). Sabato mattina ci sono statele preghiere (a cui non ho partecipato) e lo spegnimento delle candele.

Devo ringraziare J., N. e S. per avermi dato l’opportunita’ di partecipare. Il posto era davvero bello e la quantita’ di partecipanti quasi perfetta per poter trovare sempre qualcuno con cui giocare e nel qualtempo non aver difficolta’ ad identificare qualcuno che possa insegnare i giochi senza dover perdere troppo tempo sui libretti d’istruzioni.

I giochi che ho provati sono stati descritti da N. sul suo sito (confido nel lavoro di google traduci se siete poco confidenti con l’inglese).