Israele
Lorenzo Contessi il 10/06/2018
Immersione in un Medio Oriente di sorprese e contraddizioni, alla ricerca di risposte che ci cambieranno la vita.
Aneddoti alla scoperta del paese da Nord a Sud
Sono tante le tappe di questa avventura in Israele, ma ne servirebbero ancora molte per capire veramente questa terra e le sue persone.
Questo viaggio ci ha insegnato molto, ma col senno di poi sappiamo che abbiamo colto solo la più esterna sfaccettatura di un mondo estremamente complesso dalle tradizioni apparentemente assurde ma identità del popolo di Israele, etnicamente diverso ma unito nel profondo da un antico retaggio.
Galilea
Safed (Tsfat) è la città della cabala ebraica. Noi ci siamo capitati di shabbath e per le strade non c’era anima viva, solo bandierine svolazzanti dello stato di Israele in tinta con le imposte blu tipiche della città. Safed è anche detta città degli artisti, per le sue gallerie d’arte moderna e le innumerevoli installazioni nelle piazze e nelle strade del centro.
Un simpatico signore che si godeva il fresco in un vicolo appena fuori da casa sua ci saluta e ci chiede perché siamo a Safed. Alla risposta “siamo curiosi e vogliamo scoprire qualcosa di più su questo posto e le sue tradizioni” ribatte con una domanda che ci lascia in un primo istante un po’ perplessi: “Volete scoprire qualcosa di davvero straordinario? Seguitemi”, valica la porta di casa e ci fa cenno di entrare. Decidiamo di fidarci (questa sarà un atteggiamento ricorrente in questo viaggio) e lo seguiamo scendendo una scala che scende verso delle cantine.
Il percorso, stretto nella roccia e illuminato da piccole lucine, ci conduce ad una fonte sacra vicino a cui è stata costruita una sinagoga sotterranea. Un gruppo di studenti ebrei-americani stavano prendendo insegnamenti da un rabbino e noi, silenziosamente, assistiamo a questo spaccato di vita lontano anni luce dalla nostra tradizione ma che, al contempo, ci fa capire quanto profondo sia il rapporto con la religione di questo popolo.
Tiberiade è una delle quattro città sante della religione ebraica e meta di pellegrinaggi cristiani. Si affaccia sull’omonimo lago, da cui si ha una bellissima vista sulle alture del Golan in lontananza. Volevamo vedere se c’è ancora qualcuno cammina sulle acque del lago ma niente, solo i tipici barconi di legno che fanno rivivere tempi lontani
Costa mediterranea settentrionale
Acri , o Akko, si inoltra con i suoi bastioni secolari nel mar Mediterraneo a nord di Haifa. La città è una delle più antiche del paese (il che è tutto dire!) ed è un misto di architetture tradizionali, dal classico stile arabo delle numerose moschee all’impronta crociata delle sale dei cavalieri.
Una meta davvero imperdibile: oltre al panorama scenografico, al souk suggestivo sia da aperto che da chiuso, e agli edifici storici e religiosi da visitare, non si può fare a meno di dì fermarsi a colazione in una delle invitati pasticcerie della città antica che servono anche il tipico caffé (se cercate un espresso non siete nel posto giusto).
Il lato inaspettato di Acri sono i caravanserragli, una volta luogo di deposito e scambio merci, ora trasformati in piazzette piene di bar e ristoranti dallo stile più variegato. La gente del posto vi si riunisce nelle sere estive per fumare narghilé e attende pazientemente che cominci la trasmissione sui maxi schermi che vengono allestiti verso le otto di sera. Ci siamo chiesti, da classici italiani, che partita stessero per trasmettere. Altro che calcio, la piazza era gremita di famiglie numerose, compagnie di amici, tavoli di uomini anziani, tutti rigorosamente fumanti e silenziosamente in attesa che cominciasse la telenovela di qualche emittente locale che, evidentemente e inspiegabilmente, aveva un grande successo. Paese che vai, usanza che trovi.
Tel Aviv – Giaffa
Tel Aviv è la città israeliana moderna e dinamica per eccellenza. Spesso è una meta sottovalutata, associata solo a movida e vita da spiaggia, mentre racchiude un patrimonio museale e architettonico (specialmente Bauhaus) degno di nota.
Dall’antica Giaffa, in cui si può gustare un ottimo Shakshuka dal Dr Shakshuka e da cui c’è la più bella vista della città nuova, passando per quartieri storici e mercati coperti fino ad arrivare agli imponenti grattacieli moderni che spuntano come funghi, Tel Aviv è una metropoli tutta da scoprire, anche per noi.
Gerusalemme
Quante cose ci sarebbero da dire sulla città santa. L’abbiamo girata in lungo e in largo, eppure c’è sempre qualcosa di sconosciuto che non aspetta altro di essere scoperto. Abitare in pieno centro è una posizione strategica per raggiungere le varie zone della città, dalle più turistiche, ai quartieri più bizzarri e alle zone meno battute.
Vale la pena ricordare che Gerusalemme è una capitale religiosa per le tre grandi religioni monoteiste, e che è la capitale degli ebrei di tutto il mondo, che spesso lasciano la terra natia per approdare nella terra promessa. Per questo, non fatevi mancare il people watching, una delle attività più significative per capire a fondo questa città e questo popolo, anche per chi ha solo poco tempo da dedicarvi.
Di seguito, la nostra personale lista per visitare al meglio città (non in ordine di importanza, questo lo deciderete voi).
Città Vecchia – se decidete di visitare la città vecchia, assicuratevi di passare in tutti i quartieri (in ordine alfabetico, per non fare torto a nessuno, Arabo, Armeno, Cristiano ed Ebraico) e non solo passare da un punto di interesse ad un altro. Per quanto sia difficile rimanere in equilibrio sulla pietra levigata, cercate di tenere il naso per aria e di guardarvi intorno il più possibile: in ogni viuzza c’è qualcosa di storico, artistico o semplicemente interessante, che vale la pena notare. Da non perdere (i “classiconi”): Santo Sepolcro, Muro del Pianto, Spianata delle Moschee. Piccole perle: Chiesa di San Giovanni Battista (non facile da trovare, vi si accede da una porta di legno “per nani” fra una bancarella e l’altra del mercato che conduce al Santo Sepolcro), L’Ostello Austriaco (anche questo si mimetizza, ma la porta è decisamente più grande, di lamiera rossa. E’ sempre chiusa e bisogna suonare per farsi aprire. Fatevi una buona fetta di sacher o strudel prima di salire sulla terrazza panoramica), il palazzo di Lady Tunshuq (uno degli esempi di architettura araba meglio conservati della città). Consiglio spassionato: perdetevi nel quartiere Armeno, magari alle prime luci della sera. Se avete tempo, vale la pena visitare la cittadella (accesso entrando dalla posta di Giaffa, svoltando a destra) e fate almeno uno dei percorsi sulle mura, nord o sud.
Città di David – dalla porta di Zion seguire le indicazioni per il museo città di David, dove si possono visitare i resti dell’antico sito di Gerusalemme (5 minuti a piedi). Se niente vi spaventa e se la stagione lo permette, percorrete il tunnel sotterraneo che vi porterà dal sito alla piscina di Siloe, ma ricordate di portare calzature resistenti all’acqua e una torcia frontale: il percorso è lungo circa 400 metri, quasi completamente al buio e il livello dell’acqua varia dalle caviglie alle ginocchia. Non è adatto a chi soffre di claustrofobia.
Mishkenot Sha’anaim – questo quartiere è il primo insediamento ebraico al di fuori delle mura. Da vedere, assieme al parco che lo circonda e il mulino Montefiore.
First Station – se siete alla ricerca di una piacevole passeggiata fuori dal traffico cittadino la First Station fa per voi. La vecchia stazione ferroviaria è stata trasformata in un parco divertimenti con numerosi bar e ristoranti, il luogo ideale per le famiglie con bambini. Da qui parte un percorso pedonale e ciclabile che percorre la zona sud della città, passando anche per la colonia tedesca (Emek Refaim) che vale una visita.
Downtown Triangle – la città nuova ha tanto da offrire quasi quanto la città vecchia. Una serie di locali e negozi che continuano a cambiare vi porteranno dal più fashon centro della “moda” di Mamilla alla zona pedonale di Zion Square. Percorrete Jaffa Street guardando a destra e sinistra, ma facendo attenzione alla Light rail che sfreccia piuttosto di frequente (ma è un ottimo modo per spostarsi fra città vecchia e nuova). In questa zona, a parte la carne di maiale, c’è tutto. Ottimi locali dove ascoltare anche musica dal vivo ogni sera.
Mercato Mahne Yehuda – questo eccentrico ed effervescente mercato coperto è un immancabile appuntamento per chiunque di rechi in città: centro per gli affari durante il giorno, quando le bancarelle sono cariche di prodotti freschi (frutta verdura, pane, dolciumi, frutta secca, spezie, e chi più ne ha più ne metta) e movida notturna al calar del sole. I banchi carichi di merce vengono ritirati e convertiti a banconi da birra e cucine per ristoranti di ogni genere. Uno dei migliori posti per passare una serata giovane in città.
Nachalot – proprio accanto al mercato si erge questo quartiere dai tetti rossi. Perdetevi nelle stradine strette per osservare l’architettura originaria e scoprire cortili interni e piccole sinagoghe. La visuale migliore sull’intero quartiere si ha da Sacher park.
Mea Shearim – uno dei più antichi quartieri di Gerusalemme, è abitato dai cosiddetti Haredim. Ottimo luogo per osservare uno spaccato di vita da shtetl e fare people watching se siete interessati a usi e costumi degli ultraortodossi e se siete incuriositi dai cappelli neri.
Mount Herzl – prendete la light rail fino al capolinea e non perdete una visita al Mount Herzl e all’impressionante museo Yad Vashem (ingresso gratuito) Ente nazionale per la memoria della Shoah, in cui si può ripercorrere la storia del popolo ebraico anche nelle vicende meno note.
Territori Palestinesi
Betlemme, la città del muro. Neanche 10 chilometri da Gerusalemme, da centro a centro, eppure così distante, per via di questa imponente barriera di cemento. Sebbene sia meta di pellegrinaggio cristiano per via del suo forte significato religioso, il primo impatto che si ha arrivando dalla Città Santa è quello di oppressione: 8 metri incorniciati da filo spinato separano inesorabilmente lo stato di Israele dalla Palestina. L’unico lato, se così si può definire, positivo, è la voce forte degli artisti che hanno usato questo muro come tela per le loro opere, creando dei veri e propri capolavori di arte contemporanea. Banksi e molti altri meno noti, hanno conferito al muro un secondo significato, delineando a colpi di bomboletta la loro visione del conflitto israelo-palestinese.
Ma Betlemme è anche altro: una vera città-presepe, che concilia tradizione e turismo. Noi ci siamo capitati per la prima volta a Natale: la piazza principale davanti alla chiesa della natività era affollatissima di pellegrini che pregavano cantando intorno ad un presepe in scala reale. Venditori di mais caldo e zucchero filato ovunque, una vera atmosfera di festa! Per non parlare poi dei migliori falafel mai mangiati, ma questo è un altro discorso.
Gerico, è la città a più bassa altitudine di tutto il mondo (-250m s.l.m.) nonché, secondo molti, la più antica. Raggiungerla con i mezzi pubblici da Gerusalemme non è banale: si parte dalla stazione dei bus della porta di Damasco con destinazione Betlemme o Ramallah e da qui prendere uno Sherut (o taxi collettivo) in direzione Gerico. Sembra facile, ed è facile dopo averlo fatto per almeno una volta, ma al primo tentativo si brancola un po’ nel buio visto che non ci sono indicazioni precise su dove sia la “stazione” di partenza degli Sherut, né su quale Sherut porti alla destinazione desiderata. Inoltre, lo Sherut non parte fintanto che tutti i posti non sono occupati.
La strada che porta a Gerico è un serpente che striscia nel paesaggio roccioso scendendo curva dopo curva nelle profondità del deserto della Giudea. Per essere una piccola città, i punti di interesse sono molti, fra cui il monastero di san Giorgio sul monte delle tentazioni, Tel-al-Sultan, il palazzo di Erode (uno dei tanti), il Sicomoro o albero di Zaccheo, e il palazzo di Hisham.
Essendo sei amici in gita, abbiamo avuto la fortuna di riuscire a convincere l’autista dello Sherut a dedicarci la giornata e a farci scarrozzare di qua e di là visto che viaggiavamo quasi a pieno carico (7 posti in totale). A fine giornata avevamo ormai stretto amicizia anche con lui, tant’è che ha insistito per presentarci ad alcuni amici. Anche in questo caso, come successo precedentemente a Safed, decidiamo di fidarci e di farci coinvolgere dalla gente del posto, pensando all’ottima occasione per scambiare due parole con chi vive dall’altro lato della barricata e ascoltare la versione della gente palestinese. Ci fermiamo davanti a una serra e ci inoltriamo fra le piante incolte fino a raggiungere un baracchino con qualche divanetto e un tavolino di vetro fra le piante: gli amici del nostro autista ci hanno accolto calorosamente con un rigenerante tè alla salvia appena fatto e con tante domande in un inglese un po’ stentato, misto all’arabo. La curiosità verso questi giovani visitatori che hanno il coraggio di varcare il confine è tanto e vorrebbero sapere tutto di come siamo venuti a conoscenza della loro città e del perché abbiamo voluto visitare la Palestina. Superata la barriera di iniziale diffidenza una volta capito che siamo italiani, un po’ a gesti e un po’ a sentimento siamo riusciti a comunicare rispondendo alle loro domande e facendoci raccontare qualcosa di loro e di com’è la vita in Palestina, e nello specifico a Gerico. La carta “Italia” è spesso vincente in queste circostanze e ancora non capiamo come il nostro paese riscuota tanto successo all’estero, ma siamo contenti di poter godere di questa fortuna e di poterci portare a casa esperienze umane come questa, del tutto singolari.
Ramallah è la capitale della Palestina, cuore pulsante del West Bank e crocevia di chiunque voglia spostarsi nei Territori settentrionalli.
Nel fulcro della città si erge fra le bandiere svolazzanti un’enorme chiave di metallo, la chiave tramandata di madre in figlio, simbolo della cacciata del popolo palestinese da parte di Israele e della promessa perpetuata di generazione in generazione di fare ritorno nelle proprie case.
Noi Ramallah l’abbiamo vista solo in qualche ora di passaggio ma l’impressione è quella di una città giovane e in promettente e rapida evoluzione.
Nablus è la città del sapone all’olio d’oliva, ma sopratutto del Knafeh. Il knafeh è un dessert tipico del medio oriente fatto di formaggio fresco e spaghetti di semola imbevuti nello sciroppo di zucchero, il tutto cotto in enormi teglie da forno e guarnito con croccante granella di pistacchio: si dice che la ricetta tradizionale di questo dolce delizioso sia originaria proprio della città di Nablus.
Nablus si trova a nord di Ramallah, immersa fra colline di ulivi. L’industria legata all’olio d’oliva è una delle più sviluppate in questa zona, dove sorgono numerosi laboratori artigianali di lavorazione dell’olio per la creazione di sapone, alcuni dei quali sono persino visitabili.
La città vecchia è per metà un antico mercato coperto, il tipico mercato arabo con carabattole ovunque e piramidi di frutta e spezie colorate, e per metà borgo dalle viuzze di pietra con decori tipici dell’architettura araba in cui la gente mangia knafeh appena fatti, va ai bagni turchi pubblici, o va a pregare alla grande moschea al-Nasr.
Anche la città nuova è da vedere, con i suoi negozi “alla moda”, le gioiellerie dalle vetrine luccicanti d’oro e il fermento di tanti giovani che abitano questa città. Anche qui la gente ci chiede incuriosita da dove veniamo: al grido di “Italia!” collezioniamo parecchi “pollici in su”, quindi tutto bene.
Il Mar Morto
Il Mar Morto è uno spettacolo della natura: un bacino di acqua salatissima a -400m s.l.m.. Si raggiunge in brevissimo tempo da Gerusalemme, percorrendo in parte la strada che porta anche a Gerico. Mano a mano che ci si avvicina, si vede inciso nelle rocce adiacenti la strada una serie di scritte: “-100”, “-200”, e così via, fino a scorgere la riva più settentrionale di questo specchio di acqua salata. In questa zona ci sono le grotte di Qumran, dove sono stati scoperti i famosi rotoli del Mar Morto (ora conservati nei musei d’Israele e Rockefeller a Gerusalemme), e distese di palme da dattero. Assaggiate questi frutti se ne avete l’occasione, non hanno nulla a che vedere con quelli che troviamo nei nostri supermercati!
Il parco nazionale di Masada si estende fra le rocce del deserto di Giudea all’altezza del confine fra i bacini settentrionale e meridionale del Mar Morto. Il sentiero del serpente risale i 400 metri di dislivello dal mare alla fortezza di Masada, famosa per l’antica vicenda dell’omonimo assedio nella prima guerra giudaica. Percorrere il sentiero alle prime luci del mattino e vedere sorgere l’alba sul Mar Morto è un’esperienza da fare, se siete nei paraggi! Tranquilli, potete comodamente e gratuitamente campeggiare alle pendici della rocca come abbiamo fatto noi, o soggiornare nell’ostello sottostante, per rendere più confortevole la levataccia. Per i più pigri, c’è anche una cabinovia attiva dalle 8 del mattino, ma si perde tutto il romanticismo.
La fortezza si mimetizza con la roccia: tutto ha lo stesso colore ocra, rendendolo un avamposto strategico di tutto rispetto. Visitando Masada si possono vedere i resti degli accampamenti romani e il sito archeologico della fortificazione, nonché lo spettacolare palazzo di Erode a più piani affacciati vista mare (uno dei tanti, come già dicevamo). Anche lato deserto si hanno delle splendide vedute sui wadi circostanti e le infinite distese desertiche.
Ein Gedi è uno delle riserve naturali più rinomate dello stato di Israele. Si più percorrere seguendo i sentieri che si inerpicano lungo il wadi David. Una vera e propria oasi nel deserto, ricca di vegetazione, acqua, cascate e animali selvatici che si godono la pace di questo luogo incantevole.
Ein Bokek è una località balneare sul bacino meridionale. Al contrario di altre spiagge, a Ein Bokek non ci sono i fanghi ma il colore dell’acqua e il panorama circostante lo rendono una delle destinazioni predilette per chi vuole rilassarsi e galleggiare nelle dense e salatissime acque del Mar Morto godendo dei suoi numerosi effetti benefici. Ricordate però che se siete appassionati di tuffi di testa, il Mar Morto è vivamente sconsigliato!
Il deserto del Negev
Il Negev è una regione desertica che corrisponde a circa il 60% dello stato d’Israele e si estende dal Mar Morto al Mar Rosso. Quest’area molto vasta è scarsamente abitata, anche se la città di Be’er Sheva, capitale della regione, è negli ultimi anni meta di migrazione per giovani e start-up che ne stanno facendo la capitale cyber del paese.
Noi l’abbiamo percorso dal Mar Morto a Eilat e siamo ritornati a Gerusalemme passando per Be’er Sheva. Un’enorme distesa di roccia dalle tinte più variegate ci accompagna per chilometri e chilometri, fra piccoli kibbutz o moshav ,e cartelli di “pericolo, attraversamento cammelli”.
La prima tappa che facciamo in questa zona è il Timna Park, la miglior rappresentazione delle bellezze naturali tipiche dei deserti rocciosi. Si può esplorare sia in auto che in bicicletta (si può noleggiare), anche a piedi se si vuole ma la regione che copre è piuttosto estesa rendendo difficile una visita in giornata. Oltre alle formazioni rocciose, il parco è peculiare per il suo lago, le incisioni rupestri e per le antichissime miniere di rame.
Eilat è una meta marittima vivace e gettonata tutto l’anno dagli amanti del mare, locali e non. Situata sulla riva più settentrionale del Mar Rosso, offre una lunga promenade contornata da lussuosi hotel e con vista sulla città “gemella” Aqaba (Giordania). Il panorama è particolarmente bello quando si accendono tutte le luci della sera e tutta la costa brilla. Ad Eilat si può ammirare la barriera corallina, sia facendo snorkeling che camminando lungo la barriera nell’osservatorio sottomarino.
Da Eilat, percorrendo per un quarto d’ora la strada 12 in direzione nord, vale la pena inoltrarsi nel deserto alla ricerca del Red Canyon. Una versione ridotta, ma in proporzione analogamente affascinante, del Red Canyon americano.
Procedendo in direzione Be’er Sheva, si passa un’enorme depressione dai colori ocra, rosso e nerochiamata Makhtesh Ramon, uno dei più grandi crateri al mondo. Noi l’abbiamo visto con il brutto tempo, ma l’effetto è comunque stupefacente, soprattutto osservandolo dal punto panoramico di Mitzpe Ramon.