Repubbliche Baltiche

Una coppia on the road alla scoperta dell’Europa Orientale – due settimane dal cuore delle Dolomiti all’estremità settentrionale dell’Estonia

 

Itinerario – Agosto 2010

Giorno 1 – da Belluno a Bielsko-biala

Primo giorno, primo viaggio lungo, prima volta in Est Europa, 21 anni appena compiuti. Ci mettiamo in marcia all’alba, pronti per affrontare un viaggio che non sapremo nemmeno noi come andrà, ma siamo carichi e preparati. Navigatore impostato verso Katowice, con tutte le deviazioni da fare per non pagare pedaggi/accessi/qualsiasi-cosa-costi-perchè-siamo-studenti, sarebbe già una vittoria arrivare in zona entro sera: ci perdiamo a Conegliano, poi ci perdiamo di nuovo a Vienna (3 volte), ma alla fine ce la facciamo e ci fermiamo per la notte a Bielsko-biala, scoprendo cosa ci aspetterà per cena nei giorni a seguire: zuppa di cipolle, sempre e ovunque.

Giorno 2 – da Bielsko-biala a Trakai

Ormai l’avventura è cominciata, ripartiamo più rilassati attraversando la Polonia. Autostrade con semafori, attraversamenti pedonali e asfalto a “binari” sulle scie dei camion. Nonostante il panorama sia piatto c’è già abbastanza di cui stupirsi. Abbandoniamo qualsiasi idea di fermarci a Varsavia quando rimaniamo imbottigliati nella sua lontana periferia e consumiamo tutto il tempo a disposizione in coda per superare la capitale. Il panorama verso nord comincia a farsi dolce e collinare e in un batter d’occhio ci ritroviamo in Lituania, in un piccolo paesino chiamato Trakai. Ci fermiamo a una casetta di legno in riva a un lago, sembra abbiano posti letto per la notte: i proprietari ci accolgono calorosi anche se non troviamo una lingua in comune per comunicare e ci accontentiamo dei gesti. Nelle Repubbliche Baltiche non è ancora arrivato l’Euro e tutto è economicamente molto conveniente, possiamo aspettare a piantare la tenda. La  sera usciamo per cena e visitiamo il castello di Trakai, un castello di mattoni rossi su un’isoletta in mezzo all’omonimo lago, collegato alla terraferma da un lungo ponte di legno. L’estate noleggiano barchette agli innamorati, l’atmosfera molto romantica e suggestiva ci appaga immediatamente dei due lunghi giorni in viaggio che abbiamo alle spalle.

Giorno 3 – da Trakai a Siauliai

Nonostante sia la capitale della Lituania, Vilnius ha più l’aspetto di un paese di campagna: quando arriviamo ci indicano di parcheggiare al parlamento, “che tanto è a due passi dal centro ed è sabato, quindi non disturbiamo nessuno”. Non sappiamo bene che idea farci di questa cittadina pulita e ordinata. I primi volti che vediamo sono quelli delle tre muse del teatro d’arte drammatica (dalla loro espressione anche per loro è strano vedere qualche turista che si aggira in città, soprattutto così presto), e in seguito l’imponente security knight che fa da guardia alla bellissima cattedrale di Vilnius. In giro non c’è anima viva. Proseguiamo il nostro giro verso il centro cittadino, visitando la chiesa di San Giovanni Battista e la piazza principale, detta piazza del municipio. Qui ci rendiamo conto, sfoderando il nostro minuscolo pc portatile (eh si, lo smartphone era ancora lontano anni luce), che effettivamente nelle Repubbliche Baltiche è consuetudine avere wi-fi libero in tutte le zone pubbliche, troppo avenieristico! Dalla piazza si raggiunge facilmente il punto forte della città, la porta dell’aurora: l’ultima rimanente delle nove porte della capitale lituana, che al suo interno accoglie una cappella cattolica con un’effigie dorata di Maria, così lucente che si vede anche passando dalla strada che conduce alla porta. Altro monumento importante e degno di nota è la chiesa di Sant’Anna, sia per l’esterno che per gli interni. Effettivamente, gran parte dei punti di interesse che abbiamo visitato consistono in arte sacra. Per cambiare prospettiva e goderci i tetti rossi di Vilnius visitiamo il parco Kalnu raggiungendo la Torre di Gedeminas in cima ad una collina, da cui il panorama su tutta la città è a dir poco degno di nota.
Ma non c’è tempo da perdere! Torniamo alla macchina percorrendo alcune stradine secondarie, per completare l’idea della città, e ci muoviamo in direzione Siauliai. Oltre che per dormire, questo posto ha un’attrattiva del tutto particolare: la collina delle croci. Questo luogo “sacro” è una letteralmente una collina ricoperta da croci votive (si parla di un numero a 5 zeri), usata simbolicamente dai credenti lituani per contrastare il russo invasore. Perdersi in una collina di croci è un’esperienza più unica che rara, se siete nei paraggi fermatevi e provateci!

Giorno 4 – Da Siauliai a Palanga

Una distesa piatta e liscia come l’olio: ecco come si presenta a noi – che lo vediamo per la prima volta – il mar Baltico. Arrivati di buon mattino a Klaipeda, ci imbarchiamo col battello che in meno di cinque minuti ci porta sulla penisola del Nering (detta penisola dei curlandesi). Questa penisola è un sottilissimo lembo di terra divisa a metà fra la Lituania e l’exclave russa di Kaliningrad ed è chiamata “la perla del Baltico” per le sue spiagge bianche e infinite accompagnate da una natura selvaggia. Dopo un po’ di relax in spiaggia abbiamo fatto visita alla collina delle streghe, una collezione di mostruose sculture in legno nel parco di Joudkranté, da non perdere. Per la notte abbiamo pensato bene di fermarci nella località marittima per eccellenza delle Repubbliche Baltiche: Palanga. L’atmosfera qui è proprio quella di vacanza! Il lungomare offre un tramonto mozzafiato a tarda sera e la città si anima con bancarelle di ogni tipo e suoni/luci/e-colori. Condividiamo la casetta con una coppia di Estoni molto carini che ci danno un sacco di consigli su cosa vedere, cosa mangiare e (soprattutto) dove parcheggiare quando giungeremo nel loro paese. Ci regalano pure le mappe delle principali città estoni, che strappano delicatamente dalla loro guida turistica. Giusto, devo premettere che le due ore precedenti le hanno passate giocando a scala quaranta (che loro non conoscevano) con noi e idratandosi con la loro bottiglia di vodka (per intero, in fondo è caldo e la sete è tanta), magari le circostanze non erano usuali ma in ogni caso sono stati molto gentili.

Giorno 5 – Da Palanga a Cape Kolka 

Da questa giornata deriva il famoso detto “è una Cape Kolka” quando ci si riferisce ad un disastro. Forse vale solo per noi, perché siamo stati a Cape Kolca dopo aver passato una notte quasi insonne e aver fatto una colazione con una tazza di caffè solubile terribile. In più abbiamo percorso 80 dei 300 km per raggiungere la destinazione su strada sterrata piena di buche. In più l’unico campeggio in questa località è un prato (bellissimo) con bagno in stile medievale (cioè cabina di legno con buco) e mais che esce dal lavandino all’aria aperta. Infine, abbiamo raggiunto a piedi il “capo”, la lingua di terra che si  allunga fra due mari che si incontrano: il Golfo di Riga e il mar Baltico. Abbiamo raggiunto la meta dopo aver camminato per più di un’ora su una spiaggia maltenuta e piena di tronchi e rami che rendevano difficile il passaggio. Romanticissimo e scenografico a detta della guida, “non andateci” a detta nostra. 

L’unica nota positiva del passaggio in Lettonia di oggi è stata la tappa alla cascata Venta, la più ampia, e al contempo bassa, d’Europa. Qui i paesi hanno ancora le case il legno, sembra un po’ di essere nel Far West.

Giorno 6 – Da Cape Kolka a Riga

Ci siamo, sulla via dell’ambra, in direzio Riga. Riga è la vera capitale delle Repubbliche Baltiche, una città dall’anima spumeggiante, giovane e piena di vita. Questa città ci conquista con la sua bellezza, il senso di sicurezza e le splendide luci che l’estate nordica sa offrire. Le attrazioni sono molte, noi ci siamo “accontentati” di una giornata intensa partendo dal panorama della città vista dal ponte Vansu. L’elenco dei suggerimenti è lungo: il castello di Riga, la cattedrale, la torre delle polveri, la chiesa di San Pietro, il monumento alla libertà nel parco Bastejkalna, il mercato centrale e, meraviglia delle meraviglie, la casa delle Teste Nere e il famosissimo albero di Natale (vedi foto di copertina). Conserviamo la visita dei palazzi anseatici di Vecriga (la città vecchia) per la tappa che faremo al ritorno. Per una giornata abbiamo fatto più che a sufficienza , ci gratifichiamo con aperitivo nella splendida Doma Laukum (piazza del Duomo) in uno dei localini che vengono allestiti in mezzo alla piazza per le serate estive e servono ettolitri di Kvas accompagnati da crostini all’aglio, con copertina di pile su ogni sedia per far fronte alle frizzanti notti baltiche. Cin cin!

Giorno 7 – Da Riga a Tartu

L’Estonia sarà il primo paese fra quelli delle Repubbliche Baltiche a entrare nell’Euro: manca poco e si sente, si respira un’aria diversa rispetto alle sorelle Lettonia e Lituania e, anche se non sono poi stati così diversi, si vede che sono lontani anni luce. Arriviamo a Tartu, città universitaria e la seconda per numero di abitanti in tutta Estonia. La città è immersa nel verde e c’è un brulicare di studenti in ogni strada, parco e locale. Una delle tappe che non potevamo mancare era proprio l’università e il dipartimento di fisica. Oltre agli edifici di uso quotidiano per lezioni e ricerca, l’università ha anche un museo che vale assolutamente la pena di essere visitato, anche perché da accesso ai ruderi dell’antica cattedrale di mattoni rossi, andata semi-distrutta in un incendio. L’altro pezzo forte di Tartu è la piazza del municipio con la fontana dei Kissing students, unica nel suo genere! Leviamo presto le tende per trovare un campeggio dove piantare (stavolta non è figurato) la nostra tenda. Guidando in direzione Narva troviamo questa colonia che offre la possibilità di campeggiare nel giardino circostante. La posizione in mezzo al bosco ci piace e decidiamo di fermarci: non potevamo fare scelta migliore, a cinque minuti c’era un lago meraviglioso in cui i giovani del posto facevano tuffi e il bagno fino a tardi e da cui abbiamo potuto ammirare per l’ennesima volta tutti i colori del tramonto nei cieli del nord.

Giorno 8 – Da Tartu a Tallin

Eccoci al confine con la Russia: Narva è la città più a Nord – Ovest dell’Estonia e guarda, a un fiume di distanza, la cittadina di Ivangorod e a meno di 300km da San Pietroburgo. Sì, ci sarebbe piaciuto continuare in quella direzione ma è impossibile entrare in Russia senza essere già in possesso di un visto, soprattutto senza avere un itinerario già comunicato alle autorità e senza aver prenotato nemmeno un hotel. Vabbé. La frontiera è proprio a ridosso del castello di Hermann, più conosciuto come la fortezza di Narva, con i bastioni meglio conservati d’Europa. Oltre al castello, vale la pena visitare anche la cattedrale ortodossa della Resurrezione e la cattedrale di Alexander. E’ presto ora di rimettersi in viaggio per la capitale Estone: attraversiamo il nord del paese fra prati verdi e alberi di faggio che fanno sembrare il paesaggio tutto uguale. In meno di tre ore raggiungiamo Tallinn, piazziamo la tenda e andiamo a vedere il tramonto dal parco del memoriale Maarjamae. Il lungomare è il sogno di chiunque sappia pattinare a rotelle, ci rattristiamo per un istante pensando a quanto sarebbe stato bello pattinare alle 11 di sera in piena luce su una pista da biliardo in riva al mare, ma ci accontentiamo dell’ennesimo meraviglioso spettacolo.

Statua di Lenin a Narva
Fortezza di Narva

Giorno 9 – Tallinn

La città dai tetti rossi è la vera capitale delle Repubbliche Baltiche. C’è aria di entusiasmo per le strade, sembra veramente che l’entrata nella moneta unica rappresenti un vero passo in avanti per questo paese. Ci concentriamo sulla città vecchia, in cui c’è tanto da visitare. Come per Riga, le cose da vedere a Tallinn sono troppe per elencarle tutte, diciamo che le principali sono: le mura della città con le sue 46 torri (Kiek in de Kok), la piazza del municipio, la collina di Toompea con il castello, la chiesa di sant’Olaf (suona strano, vero?) e la cattedrale di Alexandr Nevskij, la chiesa del santo spirito, ecc.. Un ottimo modo per visitare la città è andare alla ricerca delle 100 porte colorate: sono tutte di colori e decorazioni diversi, una vera caccia al tesoro! Confesso, non ne avremo viste più di dieci, ma solo perché la tabella di marcia non lo permetteva (e anche per un po’ di pigrizia, dai). Mangiamo in un localino ,molto “in”, il primo e ultimo che ci permettiamo in questa vacanza. Al Peppersack assaggiamo il nostro primo pesce crudo – ottima esperienza e apripista per la moda del sushi che sarebbe piombata in Italia qualche anno più tardi – e ci godiamo l’ultima serata di andata: da domani si riprende la strada di casa.

Giorni 10 e 11 – da Tallinn a Malbork

Il viaggio di ritorno è lungo, tanto vale prenderla con filosofia. Partiamo da Tallinn con tutta calma, sapendo che per oggi la strada non sarà molta. Ci fermiamo per una breve tappa a Parnu, località balneare sulla costa occidentale dell’Estonia, e facciamo un ultimo bagno nel Mar Baltico. Bisogna addentrarsi per decine e decine di metri prima che il livello dell’acqua superi le ginocchia, ma la sensazione dell’acqua poco salata e della sabbietta fina fra i piedi vale lo sforzo. Nel giro di qualche ora, percorrendo a ritroso la via dell’Ambra, giungiamo a Riga e ci godiamo quello che resta da vedere della città. La sensazione che ci pervade all’idea di lasciarla al mattino seguente ci mette malinconia, ma ogni cosa ha il suo tempo. L’indomani mattina ci prepariamo di buon’ora, la destinazione finale è piuttosto ambiziosa: Malbork. Abbiamo deciso di prendere una strada diversa rispetto all’andata e approfittarne per vedere almeno un angolo di Polonia, meta originale di questo viaggio. Ebbene sì, tutto questo era nato perché volevamo andare a seguire il campionato mondiale di canoa a Poznan, poi ci siamo lasciati prendere la mano. Arriviamo a destinazione verso ora di cena: abbiamo attraversato la bellissima regione collinare dei laghi e scoperto che il parco naturale con i bufali (che volevamo vedere) si trovava tutto da un’altra parte. In ogni caso sarebbe stata dura riuscire a incastrare anche una visita naturalistica nel nostro già fitto itinerario, pertanto ci accontentiamo di visitare il castello di Malbork il giorno seguente.

Giorno 12 – Malbork e Danzica

Anche oggi svegli di buon’ora. L’unico posto aperto per fare colazione di domenica da queste parti è il McDonald e per questa volta ci accontentiamo, visto che si trova in piazza e a due minuti dal castello. Il castello di Malbork è un vero spettacolo: una distesa interminabile di mattoncini rossi, un vero colpo d’occhio anche in una giornata plumbea come questa. La visita dura quasi tutta la mattinata, il castello è molto grande e offre molto sia all’interno che all’esterno. A pranzo ripartiamo in direzione Danzica. Arriviamo in città in men che non si dica e siamo anche piuttosto fortunati con il parcheggio. Scopriamo che è in corso una grande fiera, il centro è cosparso di bancarelle e venditori di palloncini. C’è gente ovunque, tanta gente da non riuscire nemmeno a entrare nella piazza Dlugi Targ. La osserviamo dall’alto di una scalinata che da a ridosso della piazza: le case che la circondano, dai colori più disparati, la incorniciano con grazia e ne fanno il fulcro della città. Cerchiamo di visitare il più possibile, ma con questo caos non è facile e presto ci rassegnamo e torniamo alla macchina. E’ ora di ripartire, per davvero.

Giorni 13 e 14 – da Danzica a casa

 

La sera prima troviamo alloggio in un villaggio-motel lungo l’autostrada, a un’ora e mezza dal confine tedesco. Abbandoniamo ogni idea di fermarci a Berlino, ci saranno altre occasioni per vederla con più calma. Guidiamo per più di nove ore fino ai prati verdi della Baviera, cominciando a respirare nuovamente aria di casa circondati dal bel paesaggio alpino. Trascorriamo la notte vicino a Schwangau, vogliamo approfittare ancora per un po’ di questo viaggio per vedere il castello di Neuschwanstein prima di varcare il confine e reimmergersi a capofitto nei libri. Nonostante l’impegno per arrivare puntuali, perdiamo la visita guidata alla favolosa (letteralmente) residenza di re Ludwig. Non ci perdiamo d’animo e decidiamo comunque di guardare il castello da lontano, percorrendo la strada che fra i boschi porta al ponte sospeso: una visuale privilegiata per ammirare la capacità architettonica di realizzò questa bizzarra fantasia. Di lì a poche ore avremmo fatto ritorno a casa, stanchi ma soddisfatti. Con la bella immagine del Neuschwanstein, che ci ricorda i nostri amati film Disney, chiudiamo questa prima grande avventura, che ci ha fatto scoprire tanto di un mondo a noi sconosciuto e, soprattutto, di noi stessi.